e opportunità, si proclama paladina nella crociata contro il mantenimento dello stereotipo della donna-oggetto in difesa della persona, si dà a conferenze mondiali sul tema, dove riconosce da tempo nientemeno che il potere dei media nel promuovere valori positivi. Pone fra i suoi “obiettivi strategici” la necessità di presentare un’immagine armoniosa, equilibrata, realistica della donna proprio attraverso i media (vedi conferenza mondiale di Pechino del 1995), poi, di fatto, nel quotidiano perpetua, imbelle, completamente indifesa, proprio attraverso i media, la discriminazione fra i generi tenendo la donna ancorata ad un’immagine riduttiva, falsata e pertanto irrealistica.
     Continuando così non riusciremo certo ad ottenere molti risultati sul piano della riduzione della violenza maschile contro la donna e stimoleremo comportamenti in vario modo aggressivi, di possesso e di sottomissione. Per andare nella direzione contraria dobbiamo invece sfruttare diversamente i mezzi di comunicazione di massa e il loro potere di influenzare l’immaginario, l’idea delle relazioni fra i sessi, sottraendoli agli stereotipi per costruire nuove identità.
     La violenza continua oggi ad essere una costante delle relazioni fra i sessi, agisce con mezzi quali l’intimidazione, la svalutazione, la sottomissione ed il possesso. Voglio rimarcare che il violento non riconosce nell’altro la persona, dunque il diritto innanzitutto al rispetto; per il violento l’altro è qualcosa da usare: deve essere controllabile, manipolabile, deve assecondare la sua volontà. La percezione dell’altro come Persona, come altro da sé, a cui ci si può rivolgere solo con il linguaggio del desiderio e non del possesso, con cui si deve patteggiare, in cui si può trovare un limite alla propria volontà, è il frutto di un lungo processo maturativo!
     Questo è un discorso che ci porta lontano… allude all’importanza del dialogo, al valore formativo dei limiti, alla necessità di sviluppare la capacità di autocontrollo, di regolazione del comportamento in relazione al contesto e così via. Ma, a questo punto del discorso, voglio proporvi un’altra riflessione. Ho constatato direttamente, in più occasioni, come l’assuefazione ad un certo tipo di messaggi mediatici abbia portato gli adulti a misconoscere la portata del loro contenuto, a sottostimare, per esempio, la forza di penetrazione della violenza, fisica o psicologica, alla base di molta pubblicità, videogames, cartoni animati, film… in particolare in bambini ed adolescenti.
     Siamo tutti talmente avvezzi a questo genere di stimoli che minimizziamo con grande facilità, ma purtroppo questo non ci evita di subire a livello

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