REDDITEST PER CHI?
                                              di Graziano Paolo Vavassori

     Ci siamo chiesti a chi diavolo serve il ReddiTest?
     A meno che di prendere la questione sotto un punto di vista ludico, al lavoratore dipendente, il quale, si sa, non può evadere il Fisco, interessa poco. Se i suoi beni superano i parametri stabiliti dal fisco, significa che possiede più di quanto si possa permettere, cosa possibile tuttavia tramite i finanziamenti personali, per lo meno fino a quando le rate del prestito non superano le entrate della famiglia. L’alternativa sarebbe il lavoro nero per un dipendente.
     Un imprenditore, invece, un libero professionista, un commerciante… può provare ad evadere il Fisco e quindi avrebbe la capacità economica di acquistare beni oltre quanto dichiarato all’Agenzia delle Entrate. Secondo voi, “sapendo come sta nei propri panni”, va a compilare il ReddiTest? Premesso che il proprio commercialista è in grado di rispondere a questo dubbio in ogni momento, lo fa da sempre, perché mai si dovrebbe verificare la propria coerenza reddituale che, se malauguratamente, magari anche solo per errore di compilazione, dovesse uscire la lucina rossa nel software scaricabile dal sito internet www.redditest.agenziaentrate.it scatterebbe pure l’accertamento del Fisco? “Lascia stare can che dorme.”
     Il programma, presentato il 20 novembre 2012, è nato per l’utente privato, ma anche l’imprenditore a casa propria è un privato, possiede auto e dovrebbe fare acquisti in base a quanto guadagna con la propria azienda, quindi è per tutti. Nel sito internet si legge che “Per utilizzare il programma è necessario scaricare il software e inserire i dati richiesti. Le informazioni, quindi, restano sul proprio computer, senza lasciare alcuna traccia sul web.” Tuttavia, se, in caso di incoerenza, scatta l’accertamento automatico significa che i dati vengono inviati ad un server sulla rete, quindi sono conservati, tanto o poco tempo o per sempre non si sa. D’altronde, il Fisco potrebbe fare come le Big Company dell’informatica, che dicono di non acquisire o conservare dati ma potrebbero farlo (lo hanno già fatto) all’insaputa dell’utente.
     L’articolo 22, comma 1, del DL numero 78/2010 ha modificato l’articolo 38 del DPR numero 600/1973, disponendo che l’Ufficio delle Entrate può determinare sinteticamente il reddito complessivo del contribuente sulla base di determinate spese in un dato periodo d’imposta. L’idea sostanzialmente è buona, è encomiabile per una lotta all’evasione seria ed efficace, è un tentativo di risolvere il vero problema del nostro Paese, l’evasione fiscale, senza della quale

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