Rita Levi-Montalcini morì serenamente il 30 dicembre 2012, all’età di 103 anni, nella sua abitazione romana. Donna straordinaria, grande sostenitrice della parità fra uomini e donne, anche se cresciuta in un mondo vittoriano nel quale la figura maschile era la dominante e le donne avevano poche o nulle possibilità, Rita Levi-Montalcini ha rinunciato per scelta ad un marito e a una famiglia per dedicarsi anima e corpo alla scienza.
     Attiva nelle campagne di interesse politico e sociale, come quelle contro le mine anti-uomo o per la responsabilità degli scienziati nei confronti della società, Rita Levi-Montalcini in memoria dell’amato padre Adamo fondò, nel 1992, insieme alla sorella gemella Paola, la Fondazione Rita Levi-Montalcini, un’associazione rivolta alla formazione dei giovani, nonché al conferimento di borse di studio universitarie a giovani studentesse africane, il Progetto “Un convitto per le ragazze Tuareg”, con l’obiettivo di creare una classe di giovani donne che potessero ricoprire un ruolo da leader nella vita scientifica e sociale del proprio Paese.

     Controversa fu anche la visione religiosa della scienziata, in quanto, pur essendo di origini ebree, alla domanda rivoltale “Lei crede in Dio?” la stessa rispose: “Sono atea, non so cosa si intende per credere in Dio.” Nonostante ciò, Rita Levi-Montalcini devolvette i proventi del premio Nobel alla comunità ebraica di Roma per la costruzione della sinagoga.
     Nel 2009 spense le candeline dei cento anni, diventando così la prima fra le vincitrici e vincitori del premio Nobel a raggiungere questa età ed è stata anche la più anziana fra i senatori-senatrici in carica della storia della Repubblica italiana. In quella occasione dichiarò: “Il corpo faccia quello che
vuole. Io non sono il corpo: sono la mente.”
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