Nel 1958, insieme al marito, Franca Rame fondò la “Compagnia Dario Fo – Franca Rame”, con lui nel ruolo di regista e drammaturgo del gruppo e lei prima attrice, nonché amministratrice della compagnia; in tutti gli anni seguenti, la compagnia mise in scena molti spettacoli teatrali che ottennero un grandissimo successo commerciale nel circuito dei teatri cittadini istituzionali. Dario Fo fu, al suo fianco, una presenza forse troppo ingombrante, data la spiccata personalità dell’attore, ma egli fu sempre attento a lasciarle i propri spazi e a riconoscere pubblicamente il grande debito che aveva con lei, l’unica persona autorizzata a criticarlo sino a metterlo in crisi, tanto che più volte l’attore ha ammesso “in quei casi la odio ma non riesco a non darle retta”.
     Nel 1968, sempre insieme al marito, si buttò in politica, abbracciando le idee sessantottine; uscì dal circuito dell’Ente Teatrale Italiano (E.T.I.) e fondò il collettivo “Nuova Scena”, dal quale si separò quasi subito, per divergenze politiche, fondando un nuovo gruppo di lavoro denominato “La Comune”. La compagnia mise in scena spettacoli di controinformazione politica, con tratti a volte anche feroci, rappresentandoli nei luoghi non propriamente dedicati allo spettacolo, come i circoli ARCI (Associazione Ricreativa e Culturale Italiana), le case del popolo, le scuole e le fabbriche. Tra gli spettacoli messi in scena, ricordiamo “Morte accidentale di un anarchico” (1970) e “Non si paga! Non si paga!” (1974).
     A partire dalla fine degli anni Settanta, Franca Rame partecipò attivamente al Movimento Femminista, facendo sentire la propria voce con la satira graffiante dei testi di scritti di proprio pugno, spesso recitati da sola, come il fortunato “Parliamo di donne”, incentrato sul ruolo della donna nella società, “L’eroina”, opera sulla droga, “La donna grassa”, “Tutta casa, letto e chiesa” (1978), “Grasso è bello!” e “La madre”.
     Nel 1971 scrisse una lettera aperta al settimanale “L’Espresso” sul caso Pinelli, l’anarchico italiano militante nel circolo milanese “Ponte della Ghisolfa”, morto precipitando da una finestra della Questura di Milano, dove era trattenuto per accertamenti in seguito all’esplosione della bomba di Piazza Fontana. La sua presa di posizione pubblica nei confronti di questa vicenda disturbò non poche persone nell’ambito della Destra più estrema milanese.
     Sempre insieme al marito, Franca Rame sostenne l’organizzazione “Soccorso Rosso Militante”, tramite la quale l’attrice, fra le altre cose, si schierò in difesa di Achille Lollo: al momento dell’intervento della Rame, Lollo era accusato dell’omicidio dei Fratelli Mattei nel rogo di Primavalle, ma un abile campagna

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