arrivata solo la coda. So bene che non bisogna confondere abitudine allo shopping e tendenza allo struscio sotto i grandi tetti artificiali e luminosi di questi giganti dell’edilizia con la volontà reale e la capacità effettiva d’acquisto, però l’impatto visivo e l’invasione dell’esercito di affezionati ai vari shopping center confermerebbero il sospetto che la maggior parte della popolazione non risenta di grandi sofferenze dell’economia domestica. Ma non solo. I dubbi rimangono anche quando si esce dai luoghi per antonomasia dedicati al consumo e si analizzano le abitudini consolidate che scandiscono la vita della collettività.
     Si avrà anche un bel dire che la crisi impera e che non restano neanche gli occhi per piangere di fronte a un Esecutivo che drena risorse dalle tasche degli italiani, ma, intanto, tra imprenditori furibondi e delusi che fuggono oltre confine e quelli che abbassano le saracinesche delle proprie attività, continuano gli esodi vacanzieri non appena il calendario regala qualche lungo fine settimana alla faccia del carburante alle stelle e delle accise, che compaiono puntuali come zanzare nella canicola estiva.
     E che dire dei comprensori sciistici che accolgono fiumi di persone pronte ad assaltare impianti di risalita e a munirsi di skipass costosi quanto una prima teatrale o dei ristoranti che accolgono valanghe di persone ? Ho una mia personale convinzione, forse sbagliata ed approssimativa, forse distorta, ma considero che vivere in Lombardia e in un bacino economico e sociale importante come quello bergamasco camuffi la realtà complessiva e quella del Paese ed alteri la percezione della vera crisi, la quale indubbiamente è penetrata profondamente nel tessuto sociale con eccezioni, però, riferibili a quelle aree più virtuose, come la nostra, dove il tenore medio di vita è senza dubbio tale da far apparire il momento recessivo come una turbolenza passeggera.
     Vero è che alcune realtà commerciali ed industriali si sono ridimensionate, altre sono cessate e molte aziende hanno congedato tanti lavoratori, ma è altrettanto vero che i “tesoretti” familiari, autentiche risorse della risparmiosa famiglia italiana, consentono ancora oggi di condurre un’esistenza più che dignitosa senza troppi affanni e credo che tale fenomeno possa essere esteso più o meno a tutto lo Stivale. Esistono poi sacche di povertà ed indigenza, le quali ovviamente attestano che recessione e azione politica unidirezionale e repressiva hanno acuito i malesseri, che una volta si potevano meglio governare e gestire, ma, in ogni caso, Bergamo e provincia rappresentano ancora, sotto lo

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