strettissimo aspetto economico, una realtà oggettivamente vivibile e forse anche desiderabile per il resto d’Italia.
La tempesta economico-finanziaria non ha, infatti, risparmiato neanche la città dei Mille, tuttavia non è ancora riuscita a stravolgere le abitudini della propria popolazione, che non appare disturbata più di tanto dagli umori e dalle manovre dei grandi burattinai della finanza internazionale. Tanti comportamenti, è vero, si sono modificati ed il consumatore è più attento e saggio rispetto ai periodi delle vacche grasse in cui non ci si curava troppo dei calcoli di spesa, ma sicuramente non ci troviamo in una situazione critica tale da giustificare radicali cambiamenti o metamorfosi nelle abitudini dei consumatori.
L’Italia ha vissuto per oltre trent’anni al di sopra delle proprie reali possibilità, complice la dilatazione progressiva del debito pubblico, facendo apparire il proprio benessere di gran lunga superiore a quello di altri Paesi europei, ma Bergamo ed altre aree del nord Italia hanno saputo produrre, sia per capacità di investimento sia per invidiabile collocazione geografica e territoriale, un reddito pro capite tra i primi d’Europa, che ha tamponato i momenti più bui dell’economia e che riesce ancora a contrapporsi alle spallate della crisi mondiale che non molla la presa.
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