LA RABBIA, NON È DETTO CHE CI DIVORI
                                              di Cristina Mascheroni

     Se ci guardiamo intorno, spesso vediamo soltanto facce tristi, confuse, rassegnate, talvolta arrabbiate, imprecanti contro questo o quello che ha stravolto la vita.
     A casa, accendiamo la TV e dai palinsesti, ormai tutti simili, onorevoli, politologi, vallette seminude e conduttori scemi sbraitano, urlano, alzano i toni per poter affermare le proprie convinzioni. All’ora di cena passiamo al TG e anche qui la situazione non va meglio: omicidi passionali, rivolte popolari e rivoltosi in guerra, politici corrotti e politici corretti, preti arrabbiati, che scaricano menzogne (!) per pulirsi la coscienza, se non di fronte a Dio almeno al cospetto degli uomini della platea, insomma sempre e soltanto brutte notizie e brutte facce circolano in mezzo a noi. Ma siamo davvero tutti così arrabbiati? E che cosa è la rabbia? Non è un sentimento costruttivo che ci aiuta, se ben gestita, a crescere? Oppure siamo tutti potenziali serial killer, che se il partner ci chiede il coltellino da formaggio per mangiare il gruviera tale artefatto glielo piantiamo direttamente nel cuore? Tanto i vari CSI ci hanno ben insegnato come non lasciare tracce del delitto…
     La questione dell’aggressività è una delle più complesse in psicologia; come sosteneva Freud: “l’aggressività è una strategia messa in campo dall’individuo per allentare lo stato di tensione causato dal mancato soddisfacimento di un bisogno. Essa deriva quindi dalla sensazione di essere stati oltraggiati, lesi oppure ostacolati dal raggiungimento di tale soddisfacimento”. Secondo questa teoria, quindi, le vittime della rabbia sono la causa diretta del malessere, che ha scatenato l’azione aggressiva da parte di colui che aggredisce, ma, stante gli ultimi episodi di cronaca, sovente, ciò non corrisponde al vero. Pensiamo al carabiniere ferito davanti a Palazzo Chigi, per esempio: egli altro non è stato che è una vittima collaterale in quanto l’obiettivo reale dell’attentatore non era egli stesso, ma i rappresentanti delle istituzioni, rinchiusi proprio dentro il palazzo, sede del potere politico italiano.
     Purtroppo, la rabbia può essere così accecante da diventare generalizzata, quindi, agli occhi del violento, in preda all’ira, sono tutti colpevoli ed è questo uno dei motivi più preoccupanti per il dilagare di tutta questa tensione, in quanto i moventi personali delle persone corrono il rischio di diventare una questione di aggressione generalizzata rivolta verso le masse.
     Ma aggressivi si nasce o si diventa? Si tratta di istinto o di consapevolezza, di un comportamento innato od acquisito nel tempo? Secondo alcuni studiosi, la

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