RIDI CHE TI PASSA
di Cristina Mascheroni
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C’è un vecchio detto di saggezza popolare (non ce ne voglia Rovaris se sconfiniamo nella sua rubrica…) che recita: “il riso abbonda sulla bocca degli stolti”, il che ci fa pensare che ridere è un attività di pertinenza solo degli stupidotti.
Di recente, ci ha colpito il fatto che un’amica, conosciuta ed amata proprio per il suo carattere solare, al rientro in ufficio dopo una lunga assenza, si è sentita in tal modo apostrofare: “cerca di non ridere troppo, perché il Direttore non gradisce e potrebbe farti una lettera di richiamo”. La questione “risata” ci ha fatto pensare… è davvero così sbagliato ridere? Se è un attività non corretta, perché la nostra mente, una macchina meravigliosamente perfetta, ci stimola alla risata? Il nostro organismo trae beneficio da questa attività oppure no? Ridere fa bene anche se ci reprimono la risata? Beh, ad onor del vero, di questi tempi c’è proprio poco da ridere… Comunque sia, ci siamo documentati e questo è quanto abbiamo scoperto sulla risata.
Secondo quanto affermano dagli psicologi, ridere non è un segno di stupidità, ma contraddistingue un individuo in buona salute, fisica e mentale, denota intelligenza emotiva e una buona capacità di relazionarsi con gli altri, favorendo così il successo nella vita, affettiva e lavorativa (alla faccia del Direttore scontroso di cui sopra…). Eppure ridere sembra un’attività passata di moda: complici le avversità economiche e un mondo sempre più difficile; secondo gli esperti, cinquanta anni fa ridevamo di più, almeno quindici minuti ogni giorno, mentre oggi il tempo dedicato a questa attività si è ridotto a meno di cinque. Peccato, perché, sempre secondo la scienza, ridere aiuta a vivere più a lungo, apportando benefici al cuore, ai polmoni ed al sistema immunitario, fa stare meglio mentalmente, in quanto si scarica lo stress, e migliora le relazioni umane.
Se ridere fosse una medicina, quale sarebbe la dose giornaliera ottimale? Almeno trenta minuti al giorno prescriverebbe il “medico della risata”, ma come raggiungerli? Vediamolo insieme.
Innanzitutto, vi sono diversi tipi di risata: la risata a crepapelle, per una scena comica ad esempio, e il sorriso di circostanza. Sebbene la mimica facciale sia simile, i due atteggiamenti sono estremamente differenti e i benefici che ne si trae sono ineguali. Secondo quanto asserito da Donata Francescato, docente
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