I FANTASMI ASCETICI DELL’ARCIPELAGO TOSCANO
                                              di Massimo Jevolella

     Anche le isole dell’Arcipelago Toscano nascondono un segreto. Molto tempo prima di diventare dei paradisi turistici, o dei santuari della natura, esse accolsero nella loro solitudine selvaggia una schiera di abitanti del tutto particolari. Uomini diversi da tutti gli altri. Uomini che, volontariamente, avevano fatto dell’isolamento più assoluto l’ideale della loro vita: i leggendari eremiti del mare.
     Era il quarto secolo dopo Cristo, mille e settecento anni fa. Era l’epoca dei barbari devastatori, che infliggevano duri colpi all’Italia, cuore dell’impero romano, ma era anche il mattino radioso della civiltà cristiana. E un giorno il vescovo di Milano, Ambrogio, scrisse nello zibaldone dei suoi appunti questa strana annotazione: «Là, su quelle isole gettate da Dio come una collana di perle sul mare, si rifugiano coloro che vogliono sottrarsi all’incanto dei piaceri disordinati. Il rumore misterioso delle onde si confonde col canto degl’inni. Mentre i marosi vanno a frangersi con dolce mormorio sulla spiaggia di queste isole fortunate, salgono al cielo i pacifici accenti del coro degli eletti.»
     Mai nessun poeta, da quel giorno, saprà dire parole più belle sulle isole dell’Arcipelago Toscano, ma la penna di Ambrogio non è ispirata da fascinazioni estetiche. Egli sa che qualcosa di straordinario sta avvenendo da alcuni anni nelle isole dell’Alto Tirreno. Martino, l’uomo che ora è vescovo di Tours e che già è venerato dai transalpini come una leggenda vivente, da poco tempo ha lasciato il suo rifugio eremitico sullo scoglio di Lerino, l’odierna Gallinara, di fronte ad Albenga. E ora l’amico Agostino, che viaggiando per mare verso la natìa Africa s’è fermato un giorno a Capraia, racconta cose inaudite degli anacoreti che vi ha incontrato: uomini che forse, nel loro totale rifiuto del mondo, rischiano di soccombere all’insidioso morso dell’accidia, il “demone meridiano” che può assalire la mente degli asceti nell’ora desolata del meriggio, quando il silenzio del mondo e i raggi infuocati del sole creano nell’aria visioni sensuali e fantasmi infernali.
     Un’aspra guerra si svolge tra i monti dell’Elba, a Montecristo e a Capraia. Una guerra assolutamente nuova per il mondo latino: la guerra dello spirito contro la seduzione dei sensi. I pagani non la possono capire. Il 24 agosto del 410, la Città Eterna viene saccheggiata dai barbari di Alarico. Un gran signore romano, il poeta Rutilio Namaziano, s’imbarca e fugge verso la Gallia. Durante il viaggio passa davanti a Capraia e annota nel suo diario: «Ecco levarsi dal mare Capraia,

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