- Quarta parte ( Parte 1° - 2° - 3° )
Gennaio 2011. Di certo, Anna non si sarebbe più recata a Torino dall'equipe del dottor Berruti. Fondamentalmente e logicamente, se l'hanno annoverata tra coloro che sono spacciati che cosa ci torna a fare da loro? Per sentirselo dire di nuovo?
Il dottor Poggi, dell'ospedale Salvatore Maugeri di Pavia, era seriamente preoccupato per il fegato di Anna; sebbene le lesioni su di esso sono state classificate come secondarie, la definizione esatta è quella di metastasi, esse, si presume, venivano alimentate dal male primitivo, ma, mentre per quest'ultimo si sarebbe provveduto tramite asportazione chirurgica a tempo debito, il fegato, essendo un organo e tra quelli più importanti per il corpo umano, andava trattato con precisione e lungimiranza.
Ho conosciuto personalmente il dottor Poggi e posso dire che Anna è stata in buone mani. Il fegato è duro a morire, si rigenera e ci sono tanti trattamenti, anche mirati, per guarirlo, fino a quello più estremo dell'asportazione chirurgica delle zone lesionate dal cancro.
La “Rassicurazione”. È ciò che trasmisi ad Anna quando la vidi poco prima che iniziasse la quinta somministrazione di chemioterapia, iniziata il 27 gennaio. Tuttavia non mi parve che ne avesse molto bisogno, la trovai bella carica e motivata, sebbene ancora provata dalla fine della quarta, verso la quale si prese, giustamente, una certa pausa.
”Ebbene sì, si riparte, ci si mette in gioco ancora una volta”, se ne uscì mentre ci sedevamo sul divano giallo di casa sua per continuare questo diario. L'ultima TAC, del 4 gennaio, non regalò un esito incoraggiante, se non una certa stabilità, la quale, per i medici, rappresenta in ogni caso, in ogni male, una ottima notizia. Tuttavia c'era di mezzo quello che io definirei un “effetto lag”, ovvero, le conseguenze, ci si auspica i benefici, delle ultime due chemio li si possono trovare più avanti nel tempo. Anna doveva tornare al day hospital con quella certezza in tasca.
Tieni duro Anna... anche se questa volta è terribile! Ha iniziato di giovedì, come al solito, al day hospital, soliti conoscenti, soliti amici, soliti medici, gentili, delicati, comprensivi; solita visita dalla dottoressa Teragni, con la sua simpatia non comune e per nulla scontata in un medico, figuriamoci per una