all’intervista guidata e preparata con il passante… casuale, senza guardare agli effetti che ne possono derivare.
Se avete notato, lo scorso mese ho “saltato” la mia riflessione. Mi ha coinvolto in prima persona, perché ha toccato da vicino conoscenti, l’episodio di cronaca avvenuto a Bergamo con la mamma che uccide la sua bimba prima di suicidarsi e come questa disgrazia sia stata trattata dai media e data loro in pasto senza un po’ di rispetto verso un dolore così profondo che ha colpito i parenti.
Oggi mi sento di riprendere questa problematica perché credo che la notizia, dimenticata dopo pochi giorni e dopo che la morbosità del pubblico si andava attenuando, abbia in realtà influenzato altre situazioni tragiche su persone con problemi personali, come la madre che getta i figli dal terrazzo, il padre che spara al figlio e si suicida e via di seguito. Lo stesso credo sia successo (e purtroppo non è ancora superato completamente) con i vari episodi di folli che sparano sui bus o nelle scuole o nei locali cinematografici o picconano senza un perché nelle strade e via dicendo. Per questo motivo trovo difficile trovare le mie citazioni letterarie, ma sicuramente il contatto con un mondo diverso da quello che ci viene proposto come il migliore, quello del successo, dei soldi e della finanza, dà la possibilità di vedere la vita da un altro punto di vista.
Proprio l’occasione della partecipazione alla Santa Messa in una RSA (con termine più accessibile Ricovero per anziani e malati) mi ha permesso di ascoltare le parole di un prete che vive la propria esperienza in modo sereno e che sa trasmettere gioia anche a chi sta soffrendo. Sarà un caso, ma molti di questi sacerdoti, probabilmente anche il nostro papa Francesco ha vissuto l’esperienza di vivere tra i “rifiutati “ e gli “ultimi”, provengono da esperienze di missione in paesi dominati dalla fame e dalla miseria; questo don Carlo, che si muove con le stampelle, accoglie sorridente chi si avvicina alla celebrazione liturgica e ringrazia chi incontra Gesù la domenica non come un obbligo, ma come vicinanza alla sofferenza degli ospiti che vivono in questa struttura.
L’omelia è stata tutta un ringraziamento e un’analisi del disegno di Dio su ciascuno di noi, che ci fa trovare nel posto che Lui ha stabilito e che non è certo quello della carriera e del successo, ma quello dell’umiltà e della disponibilità verso gli altri.
L’esempio che ha portato, magnifico, era un ipotetico foglio con in ordine decrescente i vari VIP, politici, dottori, sapienti… via via fino ai derelitti; Dio prenderà questo foglio e lo ribalterà nelle sue categorie di importanza! Anche noi
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