L’ALBERO DELLE SETTE VIRTÙ
                                              di Cristina Mascheroni

     Esiste una pianta da frutto talmente bella e generosa che spesso nei giardini ci dimentichiamo di lei, non la consideriamo, la diamo per scontata e sovente non ne apprezziamo le generose virtù, una sorta di amica fidata che, erroneamente, diamo per scontata. Ci ricordiamo di lei solamente in primavera, quando il suo fogliame fitto e carnoso decora i rami, e fra l’autunno e l’inverno, quando i suoi allegri frutti arancioni rallegrano le nostre giornate nebbiose: stiamo parlando del cachi, una delle più antiche piante da frutta coltivate dall’uomo.
     È chiamato “l’albero delle sette virtù” in quanto vive a lungo, la sua grande chioma fornisce una buona ombra, gli uccelli nidificano comodamente sui lunghi rami, non è attaccabile dai parassiti e il suo legno, duro quanto l’ebano, non è attaccato dai tarli, le sue foglie creano deliziosi giochi d’ombra fino ai primi geli, danno un bel fuoco caldo quando bruciate ed un ottimo concime quando cadono. Noi aggiungiamo a questa pianta un'altra virtù, l’ottava: la generosità del frutto che essa ci dona, un frutto estremamente dolce e buono.
     Appartenente alla famiglia delle Ebenacee, la pianta del cachi è alta una decina di metri ed è adornata da grosse foglie caduche; il suo frutto si presenta come una grande bacca globosa divisa al suo interno in quattro spicchi, più o meno marcati, ricoperti di una buccia sottile, membranosa, gialla o arancione; la sua polpa è molle, quasi liquida quando il frutto giunge a completa maturazione.
     Questa pianta affascinante ha compiuto un lungo viaggio prima di approdare nel nostro Paese; originaria della Cina meridionale, luogo nel quale la sua coltivazione viene praticata da più di 2.000 anni, la pianta del cachi si è estesa poi ai Paesi limitrofi, come la Corea, per approdare infine in Giappone, dove è diventata anche un simbolo di pace. Dopo il bombardamento di Nagasaki, avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale, sopravvissero soltanto delle piante di cachi, quindi un medico giapponese decise di curarle e di donarne i semi ai bambini per la loro piantagione, dando così luogo al “Kaki Tree Project”, un’iniziativa per non dimenticare gli orrori della guerra che oggi coinvolge 136 località in 20 Paesi del mondo. In Europa, la pianta sbarcò soltanto nel ‘700, dapprima in Francia ed in seguito in Italia, a Firenze, dove fu portata ad abbellire i giardini Boboli di Palazzo Pitti, giardini che allora raccoglievano essenze rare e preziose. Lentamente, la sua coltivazione si estese poi a tutta la penisola

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