DOV’È FINITO IL GUSTO DI MANGIARE?
di Cristina Mascheroni
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Questo mese vogliamo proporvi una riflessione in merito al gusto di mangiare, gusto inteso sia come “piacere” nell’accomodarsi a tavola intorno a del buon cibo, sia inteso come “apprezzamento” delle pietanze che portiamo alla bocca. Vi anticipiamo che questa riflessione è nata osservando l’approccio di un bimbo che per la prima volta porta alla bocca del cibo differente dal latte materno, con il quale si è nutrito fin dal primo istante di vita.
È stupefacente osservare quanto ingenuo sia l’approccio del lattante al cibo che gli viene offerto dalla mamma, persona autorevole della quale egli si fida ciecamente in quanto sa che provvede in tutto e per tutto ai suoi fabbisogni, sia materiali, come essere cambiato, lavato e nutrito, quanto immateriali, come essere coccolato quando si sente solo o triste.
La svolta avviene intorno ai cinque mesi di vita, quando il bimbo compie un’esperienza sconvolgente, l’incontro con il cucchiaino: a noi fa sorridere, ma per lui rappresenta una tappa importante della crescita, denominata svezzamento, ovvero l’abbandono parziale e graduale del confortevole latte e la conoscenza del cibo degli adulti.
Il primo approccio è molto soft, si comincia con la patata, la carota e la zucchina, tutti insieme in un allegro girotondo a fare il brodo, si festeggia con la crema di riso o di mais e tapioca e si condisce il tutto con il famoso “omogeneizzato” di carne bianca (pollo, tacchino, vitello, si prova di tutto). Voilà, la prima pappa è pronta, il bimbo l’apprezzerà?
Abbiamo parlato con tante mamme; talune ci hanno confessato che il loro bimbo ha apprezzato subito il cucchiaino e quindi ha gradito la pappa, altre invece si sono disperate per mesi con giochini, filastrocche e quant’altro solo per far assaggiare all’infante qualche cucchiaiata di cibo. Tutte, comunque, sono d’accordo nell’affermare che la tappa dello svezzamento è stata importante per i loro bimbi e che il loro modo di nutrirsi rispecchiava la propria personalità. Da qui ne abbiamo dedotto, idea poi confermata da autorevoli esperti nutrizionisti, che il futuro alimentare dei nostri figli dipende proprio da come la mamma riesce a proporre la pappa al bimbo. Se riesce a fargli apprezzare frutta e verdura fresca e cibi sani ci sono ottime probabilità che da grandicello snobberà i prodotti industriali alla ricerca dei sapori veri, scongiurando così il rischio di obesità infantile i cui numeri sono oggi in vertiginoso aumento. E piantiamola di dire che i bimbi obesi sono solo quelli americani, anche i nostri, impalati davanti alla
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