L'acquisizione di mezzi e strutture tali per cui negli anni trenta era già consuetudine porre come livello massimo di vita il modello americano e riuscire ad imitarlo era per l'europeo una sorta di scoperta enigmatica, poteva essere paragonabile al raggiungimento del futuro. Il livellamento di natura sociale tra i due continenti ha portato ad una "altezza" finale lontana dai miti e per questo motivo sola e dispersa. La mancanza d'interesse e di ricerca portano alla decadenza, da intendersi sempre come un concetto parziale e soprattutto soggettivo in quanto per ogni ambito della nostra società vedremmo diversi modi di contestualizzare la decadenza.
     Per esempio la decadenza non esiste per un viaggiatore degli anni trenta, dal momento che la velocità di spostamento è aumentata a dismisura, annullando il concetto di spazio e tempo fisico. La tecnica e la scienza mettono l'uomo in condizione di creare qualunque cosa, ma quando manca l'idea di ciò che va creato si sprofonda nello smarrimento. Non accade lo stesso per chi deve scegliere un abito tra i milioni esposti nelle vetrine? Questa solitudine, ricolma di vuoto storico mitologico, non aiuta nelle scelte, a maggior ragione quando le decisioni sono obbligatorie; scegliere è un atto inevitabile, perché anche quando non decidiamo "abbiamo deciso di non decidere".
     Anche il modo di vivere determina l'uomo. Goethe diceva che "l'animo nobile aspira all'ordine ed alla legge", ma è molto difficile riuscirci in un'Europa che dal 1800 al 1914 era cresciuta da 180 a 460 milioni di abitanti e lo è ancora di più se si pensa che tutti sono in grado di fare tutto e spesso con prepotenza. Un ulteriore elemento di nobilitazione sono i diritti privati. Questi si ottengono con lo sforzo, non pervengono per diritto e, come avviene in Cina, il figlio è colui il quale nobilita i genitori, con il proprio sforzo. I diritti comuni derivano invece da un impegno altrui, che spesso nessuno considera. Possiamo chiamarli "stato" o scienziati, ma la moltitudine non ci pensa e potrebbe paradossalmente vivere in un mondo in cui fruisce di diritti dei quali non conosce nemmeno l'esistenza e ribellarsi con la violenza che gli si conface proprio contro di questi. Già si può vedere l'inizio di questo fenomeno quando una persona, con scarsa capacità osservativa, pretende di imporre le proprie idee in modo tassativo. Lo sbaglio non sta nel gesto, ma nel non possedere la sensibilità adeguata per rendersi conto che queste idee cadrebbero disfacendosi per loro stessa azione se sottoposte ad una autocritica profonda. Ortega si trovava dinnanzi un soggetto "primitivo" inserito in un "mondo civile", abile sfruttatore delle tecnologie, ma ignaro circa tutte le scoperte e le idee che precedono quell'obiettivo. Emerge nel testo lo sprezzo che fiorisce nel popolo comune, al punto che costui parla dello scienziato come del "paria sociale".
     Queste grandi masse molto numerose ed ingovernabili sono il risultato di un salto numerico popolativo troppo improvviso. L'ideale del romantico, legato alla natura in quanto tale, è agli antipodi di questa gente senza tradizioni e che si trova ad essere casualmente tanto forte pur non possedendone la consapevolezza.

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