E’ un tratto tipico dell’autrice questo passaggio: avvenimenti importanti, su cui forse ci si potrebbe soffermare maggiormente, accadono semplicemente senza troppe spiegazioni, con naturalezza. Così, tranquillamente, Mikage va a vivere in casa Tanabe, presso due persone pressochè sconosciute. L’aspetto dell’abitazione che più colpisce l’attenzione della ragazza è la cucina; così curata e familiare, le infonde tranquillità, coraggio. Questo le permette di restare a vivere lì e ricrearsi una famiglia con meno difficoltà del previsto. Quella cucina diviene così simbolo di serenità, un rifugio dove poter andare in caso di necessità, e Mikage si sente come casa, in una famiglia vera. In realtà, la situazione è ambigua, infatti Eriko, la madre di Yuichi, si rivelerà un uomo: la bellissima donna è in realtà il padre di Yuichi che, dopo la morte della moglie, decise di cambiare sesso per non far mancare al figlio una figura materna. Le famiglie si possono così creare, ma anche - perché no - stravolgere e inventare; la cosa importante è il fatto stesso di creare dei legami, dei vincoli familiari saldi, di uscire così dalla solitudine, dal senso di vuoto che una morte improvvisa lascia dietro di sé.
     La morte, come testé scritto, è il grande tema del romanzo. Sarà ancora una volta la morte di una persona cara infatti, nella seconda parte, a permettere a Mikage e Yuichi di ritrovarsi. È curioso notare il ruolo importante del cibo in questo scritto, della situazione psicologica “del mangiare insieme”. Mikage è lontana da casa per lavoro quando, una notte, decide di prendere un taxi e tornare da Yuichi, solo per portargli un katsudon, piatto tipico giapponese, al fine di non mangiarlo da sola. Dopo questo fatto, apparentemente insignificante, i due ragazzi si riavvicineranno: offrire il cibo diviene un modo per offrire amore, aprire la porta verso un futuro più luminoso e verso la possibilità di creare un legame importante, con la consapevolezza di quanto è accaduto, la coscienza che “i ricordi veramente belli continuano a vivere e splendere per sempre, pulsando dolorosamente insieme al tempo che passa…”.
     Il romanzo spesso si sofferma sui dettagli e su tipiche atmosfere orientali: cibi particolari, l’arredamento, le descrizioni brevi e suggestive di paesaggi e, soprattutto, della cucina, luogo - simbolo della necessità squisitamente umana di avere una famiglia. Il libro di Yoshimoto pare un quadro impressionista: le pennellate veloci dell’autrice lasciano gli oggetti sfocati, imprecisi nei contorni, lasciando avvertire suggestioni di un mondo lontano eppure così vicino al nostro. I sentimenti, gli stati d’animo non vengono descritti, ma si percepiscono soltanto, attraverso fuggevoli narrazioni di spazi aperti, stanze, cieli, colori. Così, allo stato di ansia e preoccupazione di Mikage, la quale teme che Yuichi possa fuggire per sempre, corrisponde una spiaggia desolata e fredda, spazzata dal vento e un mare nero ed agitato. Nel momento in cui però la ragazza capisce che Yuichi non se ne andrà, lo sguardo del narratore si sofferma sulla piacevolezza di un bagno caldo colmo di vapore bollente, che suggerisce l’idea di calore umano, di affetto.

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