Per riportare la datazione ad un'epoca convenzionalmente più accettabile, egittologi e geologi si sono chiesti se sarebbe stato possibile identificare altri tipi di erosione, autori, insieme alle piogge, dell'attuale condizione della Sfinge. Si sono prese in considerazione svariate ipotesi tra cui quella di un'erosione "orizzontale" causata da fenomeni atmosferici come vento o tempeste di sabbia, ma nessuna di queste è stata in grado di spiegare la presenza di segni visibilmente verticali. Inoltre l'erosione del corpo della sfinge non è la stessa del muro di cinta che la circonda, segno che la prima doveva essere sensibilmente più grande rispetto al secondo. Durante le sue sperimentazioni West si è avvalso dell'aiuto del geofisico Dobecky, il quale, utilizzando il metodo delle vibrazioni, ha studiato gli strati più profondi della roccia al fine di smentire o dare credito alle teorie sulla retrodatazione della Sfinge; questo metodo si avvale di una lama di metallo che viene inserita in profondità nel materiale oggetto di studio attraverso la percussione, le vibrazioni così prodotte attraversano la roccia e generano un'onda di ritorno creando un effetto simile a quello dell'eco. Con questa tecnica si è scoperto che gli effetti degli agenti atmosferici sulla parte anteriore della Sfinge arrivavano ad una profondità di 2,5 metri , mentre su quella posteriore essi avevano raggiunto soltanto 1,2 metri di profondità, ovvero circa la metà.
     Seguendo queste prove quindi la parte anteriore avrebbe dovuto avere migliaia di anni in più rispetto a quella posteriore; nello specifico, se ammettiamo che la parte posteriore risale ai tempi di Chefren, ovvero a circa 4500 anni fa, ne consegue che la parte anteriore dovrebbe avere il doppio degli anni, proprio perché l'erosione ha raggiunto una profondità quasi doppia. Per conseguenza logica, se le teorie sulla retrodatazione reggono e la parte posteriore è stata scolpita molto prima del regno di Chefren, la parte anteriore deve essere ancora più antica. Ancora una volta prende corpo l'eventualità che la datazione relativa al regno di Chefren, ovvero al 4.500 a .C., possa essere sbagliata e troppo recente: a quanto pare la Sfinge è molto più "vecchia" di quanto l'egittologia ufficiale sostiene. Potrebbe addirittura appartenere al periodo predinastico e magari aver avuto in origine un volto leonino rimodellato poi da qualche faraone; ed ecco che di nuovo si ripresenta la stessa domanda: "chi?".
     L'egittologo francese Vassil Dobrev, con una laurea in egittologia alla Sorbona di Parigi, avanza una nuova ipotesi sul committente della sfinge, non più Chefren, bensì un faraone "dimenticato", Djedefre, figlio del grande Cheope, il quale la dedicò appunto al padre scolpendone il volto. Le prove papabili di questa

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