esami per i giornalisti", tenuta da Guido Gonella, promotore e padre della legge professionale dei giornalisti, nell'Aula Magna dell'Università La Sapienza di Roma nel 1966, egli così dichiarò: "il nostro è l'unico esame che con legge è affidato dallo Stato ad un Ordine professionale e ciò costituisce motivo di grande prestigio per la nostra categoria. Tutti gli altri esami di idoneità non sono affidati ai relativi Ordini, ma hanno una struttura rigorosamente statale: si sostengono davanti a Commissioni di nomina ministeriale, con qualche elemento membro designato dagli Ordini. Questo da un certo punto di vista potrebbe essere considerato incompatibile con l'indipendenza della funzione giornalistica. Con questa decisione, lo Stato, affidando al nostro Ordine, costituito da giornalisti, l'autorità di poter abilitare altri giornalisti alla professione giornalistica, riesce a soddisfare in un colpo solo quanto disposto dall'art. 33 della Costituzione - "esame di abilitazione professionale" e nel contempo non contrasta con quanto disposto dall'art. 21 della Costituzione - che contempla il diritto di tutti a manifestare liberamente il loro pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione. Questo è il principio peculiare della nostra attività, la liberta di stampa. Come avrebbe potuto lo Stato garantire tale libertà se l'esame fosse gestito direttamente da esso?"
Nell'ottobre 2003, a seguito dell'estensione del Dpr 328/2001, anche alla professione giornalistica e stante quanto espresso dal parere 448/2001, fu affidato alla commissione Siliquini l'incarico di riscrivere il regolamento, in collaborazione con l'Ordine dei Giornalisti della Lombardia. Nel dicembre 2005, nella prima seduta del Consiglio di Stato, venne approvato il nuovo testo: i giornalisti conquistarono finalmente la laurea come via di accesso esclusiva alla professione.
Il nuovo Dpr 328 sana una discrepanza fra l'Ordine e la normativa comunitaria in tema di accesso alla professione, annullando le restrizioni in vigore: sino ad allora, era l'editore che decideva chi nominare giornalista, a prescindere dal titolo di studio posseduto dal richiedente. Con il passaggio dell'accesso all'Università viene superato un sistema obsoleto di selezione paternalistica e fortemente antidemocratica. L'università invece, essendo accessibile da tutti, è la via libera e democratica per la formazione dei nuovi giornalisti.
Per la prima volta un documento ufficiale, anche se di importanza minore quale è il Dpr, riconosce ufficialmente le regole di accesso alla professione, così come già richiesto in primis dall'Ordine dei Giornalisti della Lombardia e poi dal Consiglio Nazionale, con delibere che dal '90 in poi hanno ufficializzato altri 15 master universitari quali titoli equivalenti per la professione. Non si tratta di una svolta epocale ma di un piccolo mutamento, un passo verso quel cambiamento che dovrebbe evolversi dal punto di vista legislativo fino ad arrivare all'eliminazione del ruolo dell'editore nella figura di colui che ha il