Come ci spiega, ridendo, uno di loro: "Il nostro ambiente è giovane e dinamico, diverso dall'idea della banda di paese, senza nulla togliere loro. Fare la processione o partecipare alla festa di paese è bello, ma del tutto limitato. Vuoi mettere partecipare ad un campionato di marching band? Sei in mezzo ad uno stadio, con tantissime persone che ti guardano, anche migliaia. Non ti limiti a suonare, ma diventi parte di un grande spettacolo. E da noi non esiste la pigrizia:

non facciamo prove "da banda", per un'oretta a settimana, comodamente seduti, ma ci impegniamo per almeno sei ore a settimana, per nove mesi".
     Preparare lo spettacolo è quasi un parto, ma questi ragazzi, che hanno quasi tutti dai 15 ai 25 anni, lo affrontano con passione ed emozione, affascinati da questo mondo. Si vede
anche quando ci raccontano come si svolge uno dei loro shows: "I tempi sono stabiliti, dallo start si hanno circa dieci minuti e se si sfora si subiscono delle penalità. Dopo la disposizione in campo si saluta il pubblico e si parte. Dieci minuti con il cervello sgombro da tutto e alla fine ci sono gli applausi. È una grande soddisfazione, quasi una liberazione, infatti non sono rari i pianti di commozione."
     Gli spettacoli sono disegnati per una quantità precisa di persone,"diventiamo dei numeri", ed ognuno è insostituibile. Non esistono, come nelle bande tradizionali, le figure degli aggiunti, che prendono il posto di qualcuno in caso di necessità. "Sarebbe impossibile, visto che i brani sono imparati a memoria ed ognuno di noi fa una specie di suo spettacolo, che interagisce con le singole sequenze di movimenti degli altri creando la coreografia finale". Un'eventuale assenza viene notata immediatamente dai giudici e compromette il punteggio finale. Questo viene stabilito dopo aver valutato due componenti dell'esibizione: la marcia, "che non è il loro forte", ed il drill show, vale a dire la musica e le coreografie in campo.
     La MillenniuM, in Italia, è un'apripista e in quindici anni di duro lavoro ha creato una realtà forte, invidiata, ma anche presa come punto di riferimento. "Abbiamo amici che ci chiedono consigli da Roma", dice Agostinelli con orgoglio. Data la loro bravura, molti faticano a credere che siano italiani, addirittura dei conterranei bergamaschi. "Vi raccontiamo questa." se ne esce Ettore,
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