l'interazione che questi ha con le sue opere, imploderebbe su se stesso azzerandone tutti i significati.
     Nell'ultima sala, nell'Aula dell'Accademia Carrara di Belle Arti vi sono due installazioni: Les Instruments de la Passion , Cahiers d'Art , titoli in francese, per rimarcare il filo rosso che lega l'illuminismo alle pinacoteche e alle accademie annesse, quindi anche alla Carrara. Nell'aula della scuola Paolini accatasta in un apparente ordine sparso tutti gli strumenti che ogni studente deve avere a disposizione: tela bianca, testi di storia dell'arte, strumenti tecnici; si può progredire solo se si conosce molto bene quello che si è fatto nel passato. In sostanza Paolini si interroga dalla fine degli anni '60, come già aveva fatto il

filosofo Walter Benjamin nel 1936 con la sua "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica", sul valore intrinseco di opera d'arte e dell'arte in generale in un epoca, quella moderna, nella quale tutto si può riprodurre; quindi che ruolo ha l'arte e di conseguenza l'artista in un epoca nella quale la pittura (e la scultura) sembrano svuotate di quel ruolo avuto per molti secoli: raccontare e rappresentare la società? Cinema e fotografia dalla fine del

XIX° secolo sono mezzi troppo potenti che coinvolgono direttamente le masse, la pittura (e la scultura) appaiono linguaggi elitari e superati. Paolini va oltre e si disinteressa delle tecniche classiche (pittura, scultura, disegno) per formalizzare un'idea, per farlo ci sono i mezzi meccanici che la tecnica mette a disposizione: fotografia, video, calchi in gesso, riproduzioni seriali su tela, il concetto-pensiero prevale su tutto, anche sulla tecnica di esecuzione.
     Negli ultimi quarant'anni l'Arte Concettuale ha posto dei quesiti importanti e ha certamente rotto alcuni schemi aprendo una discussione interna all'arte che sceglie di interrogarsi e rinchiudersi in se stessa invitando lo spettatore ad interagire nei luoghi sacri dell'arte: Biennali, Musei, Fondazioni e Gallerie.
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