Questi dati, forniti da Banca d’Italia, sono relativi solo al 1^ trimestre del 2007. Come si può rilevare, l’indebitamento delle famiglie non è dato solo dalla stipula di un mutuo casa, come avveniva un po’ di anni fa, ma anche in misura consistente dal proliferare del credito al consumo e dei prestiti personali (in soli sei anni sono aumentati ben del 157,1%).
     La questione delle tasse. L’italiano medio è un po’ restio a parlarne ed a pagarle, anche se poi scialacqua fior di euro in cellulari, televisioni al plasma e playstation, ma di certo la politica economica attuata dai nostri governi non ci aiuta a non dissanguare il portafoglio. Alla domanda “Sei d’accordo sul fatto che è indispensabile pagare le tasse allo Stato perché la collettività possa avere un livello accettabile di servizi pubblici?” il 66,3% degli italiani è d’accordo mentre solo il 13,5% esprime il proprio dissenso. D’altro canto, non pagano le tasse volentieri perché credono poco (22,4%) o per niente (30,8%) nella capacità dello Stato di ripartire uniformemente i servizi a tutti i cittadini. Sorprendente l’ingenuo 40,2% degli italiani convinto che lo Stato sia bravo, equo e giusto nell’erogazione dei servizi alla comunità. Tutti ingenui o di sinistra?
     Allora possiamo dedurre che gli italiani sono d’accordo con il ministro Padoa Schioppa e con la sua mitica affermazione: “Le tasse sono una cosa bella e giusta”? Macchè, siamo il popolo del controsenso. Il 67,7% vuole una riduzione delle imposte, ma solo per la classe meno abbiente in base all’illogico ragionamento che se lavori hai la macchina e la casa e devi pagare le tasse anche per me che ho scialacquato tutto e vado a mangiare alla mensa dei poveri. Il 18,3%, invece, pensa che la riduzione dovrebbe riguardare i ceti medi mentre i ricchi (7,6%) reclamano a gran voce una riduzione fiscale soprattutto per loro. Della serie, chi più ne ha…
     Come la mettiamo allora con i figli? Ci rimproverano che noi giovani non mettiamo più al mondo bambini, ma avete provato a fare due conti su quanto può costare mettere la mondo e mantenere un bimbo? Lo studio Eurispes ci rivela che poco più di 1/4 dei giovani tra i 18 e 35 anni vive in coppia (crisi degli alloggi?) ma la voglia di fecondità si scontra con il caro Euro: la precarietà dei contratti (co.co.pro e contratti a progetto) e la malinconia delle buste paga condizionano pesantemente i progetti di nido familiare. Fino ai 30 anni circa il 53,5% ritiene altamente improbabile mettere al mondo un figlio nei prossimi cinque anni, mentre il 24,5% degli stessi lo esclude del tutto e lo rimanda a data da destinarsi.

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