matrimonio. Qualche critico ha altresì ravvisato un parallelo tra l'esperienza mondana di Levin, che si sente solo e perduto in mezzo a persone che non lo capiscono e che nemmeno lui comprende, e alcuni brani della Confessione di Tolstoj, in cui vengono ampliati i pensieri sullo straniamento del sentire privato rispetto alla norma comportamentale dell'alta società.
     Tornando al romanzo, Levin è, chiaramente, l'opposto sia di Vronskij sia del cognato principe Oblonskij; i due infatti possono assommarsi nel tipo d'uomo mondano, di bell’aspetto, istrionico e viveur che Levin non è e non potrebbe essere, data la sua natura introversa e portata all'ascolto. Certo una differenza tra i due Casanova del romanzo c'è: se Vronskij vive una parabola il cui culmine è l'incontro con Anna, per poi finire depresso e infelice al fronte, Oblonskij resta sempre l'uomo allegro e pieno di spirito che non può fare a meno di prendere la vita con leggerezza, aiutato in questo dal fatto di avere una moglie che si è ormai rassegnata alle frequenti scappatelle del marito. Levin in più passaggi dimostra di essere totalmente estraneo a questa mentalità libertina: non riesce proprio a comprendere come si possa anche solo pensare ad un'altra donna che non sia la moglie, sposata per amore. Non riesce nemmeno a trovarsi a proprio agio nella società: quando lui e Kitty si trovano a Mosca nell'attesa dell'imminente parto della giovane, Levin vive la vita dorata di un ricco moscovita, lontano dalla sua campagna. Feste, club, circoli politici: tutto questo nausea il semplice Levin, che solo nella sua tenuta, a contatto con la natura e con la ruvida schiettezza dei suoi contadini, si sente completo e vero.
     Il tema dell'ipocrisia delle classi alte è una costante nel libro: l'uso continuo del francese da parte dei suoi esponenti, per esempio, è secondo Tolstoj un chiaro indice di disonestà. Lo stesso comportamento dei conoscenti di Anna e Vronskij di fronte alla loro “liaison” denota come questo atteggiamento sia radicato: finché la loro storia resta un flirt, di cui comunque tutti sono a conoscenza, la cosa è quasi approvata, considerata uno svago comune o comunque un succoso argomento di cui parlare durante le interminabili feste danzanti. Quando però Anna confessa il fatto al marito, esprimendo la volontà di far durare la propria storia, tutti gli amici di un tempo le voltano le spalle, abbandonandola come si fa con una pazza che ha osato attraversare la linea del pubblicamente consentito.
     In fin dei conti questa ipocrisia è avallata da tutti i personaggi: dai conoscenti di Anna, che la emarginano senza possibilità d'appello, a Dolly, che accetta i

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