metterle davvero in pratica. Altre sono più alla portata. Tutto sommato, comunque, credo che porterò avanti quella lenta trasformazione che, come per qualunque persona, deve poter essere propria anche del Bepi. Lo voglio vivo il Bepi: non voglio immaginarmi decrepito guardarmi in giro spaesato e avvilito perché non riesco più a ballare ‘Disco Sexy Bar’ come si deve... Già li sento i commenti tra un po' di anni: ‘Öh, so 'ndàcc a èt ol Bepi... pota, poer Cristo a lü: al próa ac lü a balinà amò, ma 'l ga é piö gnà 'l fiàt. L'è zamò tat che 'l burle mia 'n tèra! La proàt amò a fa 'l figo co' la maglièta, ma 'l ga riàa gnè piö a sbragàla!’ (Oh, sono andato a vedere il Bepi, ‘pota’, povero cristo anche lui: ha provato anche lui a ballare ancora, ma non ha più nemmeno il fiato. È già tanto che non cade per terra! Ha provato ancora a fare il ‘figo’ con la maglietta, ma non riesce neanche più a stracciarla!) No, no... spero d'esser diventato altro nel frattempo e spero che la mia gente, e questo sarebbe il massimo, se ne sia accorta poco.”

     Le premiazioni hanno avuto luogo tra il primo ed il secondo atto della pièce dialettale fuori concorso "L'èra pelàt e strepelàt" a cura della Compagnia Comico Dialettale "Aurora" di Villa d'Almè, che la stessa ha voluto dedicare alla memoria del compianto Carletto Capelli. Il pubblico ha dimostrato il proprio affetto e calore accompagnando le premiazioni con applausi ed acclamazioni, ma è esplosa un'ovazione generale quando è toccato al Bepi, che si è presentato non nelle solite vesti, ma in quelle del suo alter ego Tiziano Incani. Il premio gli è stato consegnato dalle mani della Signora Barbieri, vedova dell'omonimo e indimenticabile Duca di Piazza Pontida, soprannominato "Brasca ü". Prima di regalare con la sua solita carica e verve ad un pubblico attento e partecipe tre delle sue canzoni: "Remigio", "Pase zo" e "Brenner Autobahn", visibilmente emozionato, il Bepi ha espresso la sua gratitudine e da un lato meraviglia, perché questo premio sia stato conferito a lui "...in fondo il più giovane ed inesperto, quasi un novizio, rispetto a chi naviga da trenta, quaranta anni nelle cose che riguardano il dialetto..." ha continuato esprimendo ed evidenziando la consapevolezza che il dialetto oggi non gode di buona salute, non essendo più parlato come in passato. Ha espresso la speranza che “...il dialetto possa continuare ad essere una lingua viva e che se lui stesso ha un merito è quello di aver fotografato il dialetto nella sua forma attuale, rendendolo in qualche modo vivo anche per chi non ne è un vero e proprio cultore.” Auspicando altresì “…che gli immigrati di oggi possano dire, 50 anni dopo, come io ho detto fino ad oggi, sono fiero di essere Bergamasco..." Ha poi proseguito evidenziando quanto spesso purtroppo al di fuori

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