capito fortemente quando frequentavo la quarta o la quinta elementare; in un tema su cosa farai da grande io risposi: il musicista! Inoltre, sempre a scuola, io disegnavo con la matita una tastiera sul banco e durante le lezioni (ero un po' distratto…) mi esercitavo a simulare i movimenti della mano. Da lì è nato il mio approccio vero alla musica, alla voglia di viverla 24 ore su 24, mi svegliavo e mentre mi preparavano la colazione suonavo, poi andavo a scuola, tornavo, pranzavo, suonavo, andavo a lezione, facevo i compiti, e ancora suonavo. Alla sera, quando rientrava mio padre, prendeva la chitarra e ci mettevamo a duettare. Ricordo che non era assolutamente una fatica, quindi posso dire che il anni delle elementari e quindi nell'arco di 5 anni arrivare proprio ad essere innamorato della musica.”
     Quando Fabrizio Frigeni è diventato un Musicista con la M maiuscola?
     “A questa domanda dovrei rispondere: MAI! Forse penso a quando sulla carta d'identità mi hanno scritto ‘professione musicista’ o a quando ho iniziato a pagare le tasse per aver iniziato a svolgere questa professione. Dentro di me il momento in cui ho preso coscienza del fatto che questa era la mia professione è stato quando ho capito di aver conquistato la stima degli addetti ai lavori. Cioè quando mi sono reso conto che dopo aver suonato in certi locali, nelle rassegne degli stessi, sugli articoli dei giornali, nelle pacche sulla spalla degli addetti ai lavori, rimaneva un buon ricordo e soprattutto il riconoscimento del buon lavoro che avevo fatto. Quindi i primi ingaggi a Milano e le prime ‘uscite’ da Bergamo all'età di 16/17 anni. Non penso che il musicista con la M maiuscola sia il ritratto di ‘quello che ce l'ha fatta’, un campione è sempre un campione, non è che perché ha vinto il mondiale è diventato più bravo, però, se ha vinto il mondiale trova il suo nome nei titoli. Ci sono nomi che noi non vediamo mai nei titoli, ma che sono comunque grandissimi calciatori, grandissimi professionisti, così come ci sono grandissimi musicisti. Il vero riconoscimento, penso, sia comunque non quello che viene dal pubblico, ma quello che viene dagli addetti ai lavori. Io mi sono sentito un professionista quando ho letto di me in certi articoli, in certe recensioni fuori provincia, pur non essendo ancora entrato in un giro più importante, però si parlava di me come qualcosa di diverso dalla norma e forse non si trattava neanche di un talento speciale, come magari loro volevano sottolineare, per me si trattava in quel momento di dire OK, non sono il ragazzino venuto nel locale a passare il tempo perché fa questo, ma ero la persona di cui dicevano: ‘caspita! Hai sentito quello lì come suona?’ Forse mi sono sentito musicista con la M maiuscola quando mi sono reso conto che la mia arte portava profitto a qualcuno.”

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