specie autonoma. Fu importato dalla Cina in Europa nel XIV° secolo dai marinai portoghesi, ma alcuni testi antichi romani lo citano già nel I° secolo: veniva coltivato in Sicilia con il nome di “melarancia”, il che poteva significare che aveva già raggiunto l’Europa via terra. Probabilmente è così, la pianta giunse davvero in Europa dalla Cina attraverso La Via della Seta, ma la coltivazione in Sicilia non si sviluppò e secoli dopo l’agrume venne riscoperto dai marinai portoghesi. La buccia dell’arancio è caratterizzata da una tipica ruvidezza che è diventata termine di paragone anche in ambiti non alimentari: ricordiamo, a titolo di esempio, la pelle a buccia d’arancia, tipica della cellulite, o le superfici a buccia d’arancia dell’edilizia. Dal punto di vista cosmetico, essa è la parte più preziosa di questo frutto: si estrae l’olio essenziale, parzialmente solubile in alcol etilico a 96°, costituito quasi esclusivamente da limonene, che trova il suo impiego anche nella produzione di liquori. Nel campo della salute e della bellezza, l’arancio è prezioso per la sua capacità di fissare i minerali come il calcio, rinfresca, disintossica e ringiovanisce le cellule mentre la scorza è digestiva ed abbassa la febbre. Se volete provare qualche ricetta: contro i cedimenti cutanei, si schiaccia la polpa e la si applica sul viso per 20 minuti; per contrastare una digestione lenta si prepara un’infusione con un cucchiaino di scorza secca in 250 ml di acqua calda, si lascia riposare un quarto d’ora e poi si beve, mentre contro lo stress si usano 2 gocce di olio essenziale di arancio dolce in 2 cucchiaini di olio di mandorle e si massaggiano fronte e tempie con gesti lenti.
     Esiste un’altra varietà, l’arancio amaro (Citrus Aurantium), probabilmente ottenuto dall’incrocio fra il pomelo e il mandarancio: originario della Cina, fu portato in Europa dagli Arabi nel X° secolo e in Italia dai Crociati. I suoi frutti sono utilizzati nell’industria alimentare per ottenere scorze fresche o candite per la pasticceria o per la produzione di liquori (il famoso Curaçao), mentre dai suoi bianchi e profumatissimi fiori si ricava l’essenza di zagara o neroli (dalla parola araba zahra, che significa appunto fiore), profumo molto apprezzato in cosmesi.
     Il limone (Citrus Limon) è anch’esso un antico ibrido fra il pomelo e il cedro, ma è divenuto ormai specie autonoma. Il frutto è giallo all’esterno e bianco all’interno, mentre la sua buccia è molto ruvida, foderata all’interno con una massa bianca spugnosa chiamata albedo, non commestibile. I primi cenni storici sul limone li troviamo in epoca romana, anche se sembra che il primo agrume coltivato dai Romani sia stato il cedro, conosciuto con il nome di Pomo di Persia. Oggi viene coltivato principalmente nella fascia subtropicale, dove il

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