denominato 24HP e, già di primo acchito, la berlina milanese dimostrò subito tutta la sua verve sportiva. Successivamente, a causa della crisi internazionale legata al primo evento bellico mondiale, la società milanese nel 1915 venne acquistata dall’ingegnere Nicola Romeo, il quale, da affermato imprenditore napoletano quale era, seppe farla rifiorire grazie dapprima alle forniture militari, fino al 1918, e poi ricominciando a costruire automobili dal 1919. Nello stesso anno venne coniato anche il glorioso simbolo della marca, quello con lo stemma della città di Milano, il quale, da allora, campeggia sugli scudi di tutte le Alfa Romeo, da qualunque parte del mondo vengano costruite.
Sicuramente, sia dal lato commerciale sia da quello agonistico, la sportività fece da padrona sempre. Infatti, è nozione comune quanto intrinseco fosse e lo è tuttora lo spirito costruttivo del marchio. Partendo dalla più gloriosa e lussuosa berlina in produzione già dagli anni ‘30 fino alla più estrema macchina da competizione Sport Prototipi, il pezzo forte di ogni ALFA ROMEO è sempre stato il motore e la meccanica del veicolo. Le vetture prodotte in serie dall’Alfa furono utilizzate con successo, così com’erano, per decenni, in ogni tipo di competizione: dalla Mille Miglia alla Targa Florio, dalle gare in pista ai rally e aggiungendo solamente pochi accorgimenti legati alle normative di sicurezza, ma per il resto già pronte per correre e vincere in ogni campo di gara.
Questo fu il vero punto forte che portò al successo il marchio milanese! Pensate solamente che nelle gare di Formula 1, già nel 1925, la famosa P2 era equipaggiata di un motore di due litri a compressore da ben 155 cavalli, per non parlare poi delle mitiche 158 e 159, quest’ultima denominata “Alfetta”, vincitrici rispettivamente con Nino Farina e Juan Manuel Fangio dei primi due Campionati del Mondo di Formula 1! D'altronde, quando nel 1946 potevi già permetterti di avere tra le mani un “oggetto” nel quale i 1500 c.c. del suo motore 8 cilindri, coadiuvati da un compressore volumetrico, potevano già fornirti ben 425 cavalli con una punta velocistica di 305 km/h associati altresì ad una maneggevolezza senza pari, non era certo un problema surclassare gli accaniti avversari tedeschi con le loro pesantissime e poco maneggevoli Mercedes o Auto Union…
Stesso discorso lo si può fare con la produzione di serie. Per fare un esempio, all’inizio degli anni ’60, quando la concorrenza viaggiava ancora con motori ad aste e bilancieri se non addirittura boxer anteguerra raffreddati ad aria, lenti ed assetati, l’Alfa Romeo se ne uscì con la prima berlina sportiva rispondente al
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