ritrovare immediatamente quel piacere di guida e quell’anima sportiva che tanto sta a cuore ad ogni “Alfista” che si rispetti ed in seconda battuta far notare il notevole salto di qualità rispetto alla progenitrice 147, tanto da non farla rimpiangere proprio per nulla sia in termini qualitativi sia di sostanza. Ovvero, posizionare la nuova vettura un gradino più in alto della precedente in tutti i sensi, tanto da allinearla alle più blasonate concorrenti tedesche, le quali, da sempre, sono il punto di riferimento del segmento C.
D’acchito, già nella visione complessiva d’insieme, si nota la linea slanciata e sportiva con un anteriore vagamente somigliante alla sorellina MiTo, anche se, per fortuna, da quest’ultima non ha ripreso quell’aria di goffaggine causata dal cattivo rapporto altezza/larghezza obbligatoriamente ricaduta e mal assimilata anche dalla piccola Alfa stante la sua estrema derivazione dalla Fiat Grande Punto. La Giulietta, invece, è tutta un’altra cosa! Sembra una coupè gran turismo e personalmente la preferisco nel suo insieme anche nella vista di tre quarti posteriore, perché per questa nuova vettura si è potuto sviluppare una linea totalmente nuova, partendo da zero. Tale scuola di pensiero è passata così attraverso la creazione di un telaio tutto nuovo, denominato “compact”, il quale, opportunamente modificato volta in volta a seconda delle esigenze del gruppo, sarà il futuro baricentro di tutta la produzione di gamma medio-alta del brand Fiat-Chrysler. Ad esso è stato poi applicato un nuovo assale anteriore Mac Pherson in luogo del vecchio a quadrilateri della precedente 147, il quale, anche se più sportivo, mal si sposava con le nuove esigenze produttive del marchio. E se qui i puristi storceranno un poco il naso, niente paura, la soluzione per ottenere comunque un avantreno sportivo ed evoluto, seppur più semplice da produrre, si è trovata. Costruendo dei nuovi supporti ruota modificati sia nel materiale (alluminio) quanto nella rigidità dell’insieme, si è riusciti ad ottenere pressoché lo stesso effetto dei vecchi ma efficacissimi quadrilateri. A ciò si sommano i nuovi attacchi delle sospensioni più rigidi e quindi con meno vibrazioni, un retrotreno a ruote indipendenti multilink a tre bracci, nonché tutti quegli elementi obbligatori oggi su una piattaforma telaistica di ultima generazione, atti al superamento dei nuovi parametri di crash-test e alla salvaguardia del pedone.
Passando al reparto motori, pleonastico discostarsi troppo da quanto già di buono c’è in casa Fiat. Ritroviamo così, anche in questo caso, il ricorso a mani basse alla tecnologia down-sizing, la quale, già presente su diversi modelli del gruppo torinese, in questo caso, dato lo spirito della vettura, era d’obbligo