veicoli ingombranti, tanto grandi e pesanti da essere di conseguenza oltremodo inquinanti e non in linea con le aspettative mondiali relative ai tempi ed agli indici imposti dal Protocollo di Kyoto per la salvaguardia mondiale dell’ambiente, anche se, per inciso, gli USA non aderirono al trattato e non avrebbero tutt’oggi obbligo alcuno in merito alla salvaguardia del pianeta (per maggiori informazioni: "Global warming: gli Stati Uniti invertono rotta ma l'iter dei negoziati rimane difficile", "Il Protocollo di Kyoto", "Summit di Copenaghen 2009: vince la Cina, perdiamo tutti").
     Fu in quel momento che entrò in gioco la strategia messa in atto dalla Fiat, la quale, dopo essersi aperta la strada grazie agli ottimi rapporti internazionali esistenti tra il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ed il nostro Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, approdò oltreoceano con un piano ideato ad hoc dall’Amministratore Delegato di Fiat Sergio Marchionne, incentrato sulla bontà del prodotto “Made in Italy” in termini di innovazioni tecnologico-motoristiche. Queste ultime, ben rappresentate dall’ing. Paolo Ferrero e basate sui nuovi sistemi Multiair, Stop & start e tutto il resto della eco-tecnologia in voga oggigiorno, è stata talmente convincente da aver impressionato lo stesso presidente Obama, consentendo di muovere i primi passi per il definitivo accordo finale dell’acquisizione della Chrysler da parte del gruppo torinese.
     Tutto ciò, all’inizio fu visto come una speranza per il futuro delle nostre aziende automobilistiche, tanto da far pensare che il 2010 avrebbe decretato finalmente la fine di tanta crisi economica fatta di chiusure di impianti, cassa integrazione, turn-over, licenziamenti e quant’altro. Purtroppo, però, come sempre accade, le medaglie hanno due facce. La prima notoriamente positiva, fatta per essere mostrata, e la seconda negativa ed opportunamente rovesciata, fatta apposta per essere resa nota il più tardi possibile.
     Se da un lato già da quest’anno, strategicamente, vedremo al Salone di Ginevra un unico stand Fiat-Chrysler per rimarcare il sodalizio avvenuto tra i due marchi automobilistici, il prossimo futuro, visibile non prima del 2011, sembra delineare un quadro fatto di ben altre situazioni per i colori italiani e per l’indotto delle industrie presenti sul nostro territorio. A quanto pare, l’idea iniziale di utilizzare la nostra tecnologia oltreoceano per incrementare il mercato USA nella fascia delle utilitarie e vetture medio piccole a fronte dell’assorbimento della parte di Chrysler, piattaforme e quant’altro, per rinnovare la fascia alta dei marchi torinesi e quindi le ammiraglie di casa Lancia, Alfa Romeo e relativi cross-over basati sui pianali Jeep, sembra che a tutt’oggi potrà

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