FACEBOOK: MODA O NECESSITÀ?
                                  di Omar Gabbiadini

     Ho pensato per diversi giorni all’opportunità di far rientrare questo articolo nella rubrica “Famiglie & Aziende” in quanto ritenevo che fosse fuori tema, ma ho valutato infine che fosse pertinente in quanto i contenuti riguardano sicuramente tutti, senza distinzione fra famiglie e imprenditori.
     È costume della nostra società oggi giorno far apparire come siamo, come viviamo, come fingiamo, a tutti i livelli… La nostra vita privata diviene pertanto pubblica e come tale visibile a tutti. Da qui la nascita e il coinvolgimento in iscrizioni a siti che rendono visibili la nostra persona, le nostre amicizie, i nostri pensieri. Bello, democratico, libero. Però fino a che punto? Fino a che punto un essere può spingersi in questa rete apparentemente lineare e chiara ma che presenta nel suo essere una moltitudine di contraddizioni e di falsa trama? Per quale fine?
     Non sono uno psicologo e non starà a me sicuramente giudicare i motivi (il nostro Enrico Caruso, Psicologo Psicoterapeuta, ne ha parlato ampiamente nel numero 59 di Infobergamo.it, n.d.r.), ma come persona con un proprio pensiero me lo domando. Ho chiesto a diversi soggetti che cosa li hanno spinti a partecipare a questi blog, a questi siti di incontri e scambi, a questi social-network. Diverse sono state le risposte: dalle più concrete e pluasibili (per lavoro) alle più assurde (me lo ha chiesto la mia amica, è trendy).
     Va bene, il gioco può starci, ma finché venga coinvolto esclusivamente chi voglia parteciparvi. Faccio riferimento nel caso specifico a Facebook. Non vi è mai capitato di avere “amicizie” virtuali con qualcuno che non conoscevate? Sicuramente sì. E con qualcuno che pensavate di conoscere? Sicuramente sì. Ma avete sempre la certezza che quella persona sia proprio quella persona che pensiate? Sicuramente no.
     La certezza su tutti non potete averla. Ed ecco qui che sorgono le cosiddette “identità rubate”. Per vari motivi, per vari fini. Dai più banali ai più gravi. Per estorcere codici, per far litigare, per infangare qualcuno. Ho il dente avvelenato in quanto anche il mio nome è stato utilizzato in Facebook, a mia insaputa, in quanto non ho nessun tipo di iscrizione in nessun social network. Eppure ecco il mio nome con diversi contatti. Fortunatamente senza incidenti o problemi, ma ho ritenuto fosse una violazione della mia identità, uno scherzo di pessimo gusto.

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