Agency for Research on Cancer – World Health Research). Ma come, ci indigniamo di fronte ai servizi giornalistici sui soldati ammalati di cancro a causa dell’amianto, imprechiamo quando troviamo baracche o edifici con tetti ancora in amianto e non facciamo “una piega” di fronte ad una notizia del genere? Pensiamo che se uno fuma come un turco e gli viene un cancro ben gli sta e non ci interessa se nostro figlio ha il volto arrossato da una lampada abbronzante un po’ aggressiva? Avete mai notato la fila di ragazzini davanti ai Sun Center? Secondo voi, qualcuno chiede loro l’età o se hanno il permesso dei genitori per abbronzarsi? Macché. Provate anche voi a recarvi in un centro abbronzante, vi renderete tristemente conto che l’importante è pagare, poi nessuno controlla il tuo foto tipo, se ti metti la protezione solare o meno, se la lampada è troppo forte per la tue pelle e rischi anche, banalmente, una scottatura! Figuriamoci, nemmeno ti danno gli occhiali per difendere gli occhi dai raggi UV!
In Italia, i medici hanno ridimensionato il problema. Secondo loro, mentre amianto e fumo sono pericolosi per tutti, i raggi UV sono pericolosi solo per chi appartiene al “fototipo 1”: pelle ed occhi chiari, capelli rossi o biondi. Un esempio classico è il “paradigma degli Scozzesi”: in Scozia ci sono 13/15 casi di melanoma ogni 100 mila abitanti e fra gli scozzesi emigrati nel Queensland, assolata regione dell’Australia, la cifra sale a 63 ogni 100 mila, proprio per la micidiale combinazione fra caratteristiche genetiche della pelle e fattore ambientale.
In Europa l’incidenza massima di tumori alla pelle la troviamo in Scozia, appunto, Svezia e Norvegia, dove stranamente non abbonda il sole, ed è invece bassa nei Paesi Mediterranei. I medici lanciano l’invito al generale buon senso ricordando che, quando si va a fare una lampada, bisogna comportarsi come quando si prende il sole: occorre procedere per gradi; se si è pallidi dopo un lungo inverno e ci si stende ad arrostire per venti minuti su di un lettino solare è come se ci si sdraiasse d’estate sotto il sole cocente di mezzogiorno. Usare quindi molta cautela nell’esposizione ai raggi artificiali e, soprattutto per le prime sedute, non eccedere nell’esposizione.
Pur comprendendo, anche se con difficoltà, la logica del non allarmismo che probabilmente i medici vogliono lanciare agli utenti del “sole artificiale”, invitandoli magari in maniera più soft a non abusare di tali dispositivi per l’abbronzatura, non possiamo che rimanere perplessi di fronte alle loro dichiarazioni, perplessità alimentate anche dall’aumento di visite
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