RIPRESA E RIPRESINA… BAMBOCCINI E BAMBOCCIONI…
di Gaudenzio Rovaris
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Con una certa insistenza i media ci informano che, se pur lentamente, l’economia sta riprendendo; così affermano i responsabili dell’economia europea e dei singoli Paesi dell’UE; i telegiornali d’altra parte ci presentano operai che manifestano preoccupati del loro futuro, cassaintegrati e in mobilità che non riescono a vivere oltre la soglia della povertà, un’alta percentuale di disoccupati soprattutto giovani, soprattutto al Sud, soprattutto laureati…
Non penso sia difficile capire chi abbia ragione.
Nel momento in cui scrivevo questo articolo, Bruno Vespa da una radio appoggiava la presa di posizione degli economisti politici, affermando che basterebbe un po’ più di umiltà nell’accettare lavori modesti; ieri un politico lombardo (non della Lega ma del PDL…) commentando i fatti di Rosarno faceva presente che, venuta meno la presenza degli immigrati più o meno regolari, le arance sono state lasciate cadere e marcire perché i nostri disoccupati, piuttosto che essere sfruttati a 25 - 30 euro al giorno, preferiscono non sporcarsi le mani e lamentarsi… Gli interventi dei telespettatori e radioascoltatori, soprattutto giovani del Sud, sottolineavano il loro iter scolastico, i sacrifici affrontati con stage all’estero, con lavori umili in Spagna, Inghilterra… prima di riuscire a trovare un’occupazione decente; altri, sempre giovani, sottolineavano invece la necessità di rischiare, di mettersi in gioco, magari avendo iniziato a lavorare a 15 anni e senza un titolo di studio, ma con tanta capacità, volontà e… fantasia nell’escogitare attività diverse dalle tradizionali, che non garantivano la busta paga a fine mese, ma potevano produrre un investimento per il loro futuro.
D’altra parte, riflettendo un po’, possiamo dire che un laureato retribuito con 1200-1400 euro al mese, quando va bene (i ricercatori Co.Co.Pro. con borse di studio semestrali e spesso incerte nella riconferma percepiscono anche… 600-700 euro mensili), possa dire che il proprio impegno scolastico e i sacrifici della propria famiglia gli garantiscano un futuro, la possibilità di comprarsi una casa, di sottoscrivere un mutuo, di formarsi una famiglia? Ha un bel dire il caro Brunetta che a 18 anni bisogna buttare i ragazzi fuori di casa, che, sempre con affermazioni di onorevoli (in questo caso credo si trattasse di Ciampi) vengono giudicati dei bamboccioni: non so a quanti anni loro uscirono da casa, a quale ceto sociale appartenessero e come pensino, con lo stipendio e i vantaggi di cui godono…, di poter comprendere le difficoltà di chi stenta ad arrivare alla terza settimana (ci stiamo avviando alla seconda…) ed è costretto a dar fondo ai piccoli
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