Mi sono sempre stupito della disponibilità verso il bene comune di chi spende una cifra enorme, che non recupererà con le indennità ufficiali dell’eventuale mandato, per pubblicizzare la propria elezione e mi sovviene il canto sesto del Purgatorio dantesco dove, parlando dei Fiorentini, Dante “…Ché le città d'Italia tutte piene/ son di tiranni, e un Marcel diventa/ ogne villan che parteggiando viene.// Fiorenza mia, ben puoi esser contenta/ di questa digression che non ti tocca,/ mercé del popol tuo che si argomenta.// Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca/ per non venir sanza consiglio a l'arco;/ ma il popol tuo l'ha in sommo de la bocca.// Molti rifiutan lo comune incarco;/ ma il popol tuo solicito risponde/ sanza chiamare, e grida: «I' mi sobbarco!». [tutte le città sono piene di tiranni ed un Marcel (doveva essere l’erede di Augusto) diventa ogni abitante della campagna che si schiera con un partito… Tu Firenze puoi essere contenta perché il tuo popolo si distingue per giustizia, consiglio, che non esprime per non sbagliare…, e mentre molti rifiutano l’incarico politico per umiltà, il tuo popolo è disponibile anche senza essere chiamato… a sobbarcarsi l’incarico].
     Rileggevo in questi giorni le pagine di D’Annunzio tratte da “Le vergini delle rocce” dove si parla del superuomo e delle sue caratteristiche, l’eugheneia (la buona razza – famiglia – nobiltà) e la energheia (la capacità di creare… grandi… opere), dove si evidenzia il disprezzo per un sovrano …piccolo (alludeva a Vittorio Emanuele III… non fraintendete) alla mercé della piazza in contrapposizione a quello carismatico vestito di bianco che dominava al di là del Tevere…
     Che tristezza vedere demolire gli idoli… oggi anche la Chiesa è sotto tiro; ci stanno togliendo anche il divino con accuse particolarmente infamanti di pedofilia e di coperture provvidenziali (Dario Fo nella sua Fanfaneide parlava di insabbiamento…). Ebbene, a questo momento difficile Benedetto XVI ha saputo presentarsi come il vero difensore dei valori non solo cristiani ma umani: non solo l’immensa disponibilità di un Dio che non solo punisce, ma sa perdonare, ma anche la presenza di una giustizia umana che deve raggiungere anche chi per il passato si è sempre riparato all’ombra di una tonaca! Quindi nonostante tutto sottolinea la necessità che in una realtà civile nessuno deve sottrarsi alla giustizia umana anche se dovrà poi affrontare il giudizio divino, come il buon Manzoni nella conclusione del “Cinque maggio” che celebra la grandezza della fede e della disponibilità al perdono di Dio anche per Napoleone: “ …ma valida/ venne una man dal cielo,/ e in più spirabil aere/ pietosa il trasportò;// e l’avviò pei floridi/ sentier della speranza,/ ai campi eterni, al premio/

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