del più grande rispetto; d’altra parte non si può avere a che fare per più di quarant’anni con lavoratori studenti, con adulti con una famiglia che sono tornati sui banchi di scuola con grande fatica, con giovani che hanno capito l’importanza non solo di un titolo di studio, ma anche di una cultura generale e sociale senza nutrire per loro (almeno nella grandissima parte, dal momento che le eccezioni confermano le regole…) grande stima ed orgoglio di aver contribuito a migliorarli ed a soddisfare il loro desiderio di conoscere, per quanto lo studio della letteratura e della storia favoriscono la maturazione della persona.
Sorvolo naturalmente su quello che abbiamo dato alla storia, al diritto, alla cultura, all’arte che tutti abbiamo appreso sui banchi di scuola e dalla nostra esperienza culturale.
Sono ben lieto di essere italiano anche per quello che gli Italiani hanno dato al mondo con il prodotto del loro ingegno e del loro lavoro; in questo periodo di relativa tranquillità da pensionato ho rintracciato in rete molti miei omonimi in Brasile, Argentina, Canada. Il loro più grande desiderio è di poter un giorno venire in Italia a vedere la patria dei loro genitori. Come sono contenti di comunicare con me e come si vergognano di non avere una fluidità di lingua, che manca spesso anche a moltissimi nostri opinionisti strapagati…
Sono orgogliosi di essere Italiani nel DNA, anche se ormai hanno un’altra nazionalità! E non dovrei esserlo io? È facile farsi prendere dai media, dai profeti di sciagure da “scoopisti” (permettetemelo) sia dei media che del potere. Quelli sì non sono degni di essere italiani e dovrebbero vergognarsi di dirsi tali. L’Italia è stata classificata spesso come paese di furbi o di approfittatori; non voglio rivangare orgogli di tipo ventennio sulla italianità e la razza pura; ma quanti abitanti di Paesi stranieri potrebbero gloriarsi di essere cittadini (in questo caso anche Italiani ad honorem) come quelli che ho descritti?
Certamente siamo in un momento difficile soprattutto per le personalità che ci guidano o che hanno in mano la finanza e l’economia; in una puntata di Omnibus l’onorevole Rizzo criticava la sinistra italiana (di cui è autorevole esponente) perché i suoi rappresentanti invece di mirare al benessere del mondo operaio mirano a eternarsi sugli scranni del potere personale comportandosi come coloro che denigrano.
Questa volta invece delle solite citazioni mi permetto di ricordare il messaggio evangelico il quale recita che difficilmente si può servire a due padroni, a Dio e a Mammona. Dovremo perciò temere la oggettività del modo di pensare di chi riconosce al “vecchio” la capacità di creare qualcosa, al “figlio” di
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