oncoematologico, i bambini storicamente hanno avuto una prognosi migliore. Per esempio, se parliamo della leucemia linfoblastica, su di un adulto le percentuali di guarigione sono relativamente basse, mentre nel caso della forma infantile le percentuali di guarigione sono molto più elevate, si avvicinano quasi al 100%. Da un lato c’è la difficoltà nel curare un bambino perché egli non è disposto a sopportare le sofferenze legate alla terapia, dall’altro però, molte forme tumorali in forma pediatrica sono più curabili che nell’adulto, anche con le chemioterapie di tipo tradizionale. Ovviamente, anche in questo caso i nuovi farmaci hanno migliorato molto le percentuali di guarigione.”
     Che cosa ne pensa di quelle persone che vanno in corsia ad aiutare i malati in difficoltà? Pensiamo, per esempio, ai clown in corsia, come l’associazione Unnasorossoper.org, che cercano di portare un sorriso laddove esiste solo tensione e preoccupazione per questa malattia…
     “Non posso che pensarne molto bene. Anche io, nel mio piccolo, facendo l’oncologo per molti anni, ho sentito la necessità di fare qualcosa per aiutare le persone in difficoltà. Trent’anni fa, insieme ad altri miei colleghi, abbiamo creato il Comitato per la lotta contro le Leucemie e i Linfomi, il cui scopo era quello di raccogliere fondi per l’assistenza dei malati, per la ricerca (tramite borse di studio assegnate a giovani medici), ma anche per acquistare attrezzature per migliorare la qualità del servizio dato ai nostri pazienti. Successivamente a livello nazionale fu creata l’AIL (Associazione Nazionale per le Leucemie - www.ail.it) con sede a Roma, ma con una diffusione capillare sul territorio grazie alle sue sezioni provinciali. Ci aggregammo volentieri alla sezione di Pavia, continuando così nella nostra opera di volontariato (www.paviail.it).”
     Parliamo di lei. Quarant’anni che svolge questa professione, mi dica… c’è mai stato un momento in cui ha pensato: “mollo tutto!”
     “In verità… no, non l’ho mai pensato se non per tutte le difficoltà che comporta questo tipo di professione. Mi spiego meglio: è sempre più difficile essere sempre molto aggiornati e competenti in tutte le problematiche. Inoltre, dobbiamo gestire farmaci sempre più complessi, difficili da ottenere in quanto medicinali molto costosi, che necessitano di una rendicontazione al nostro sistema sanitario nazionale laboriosa e complessa. Abbiamo a che fare con farmaci che costano tantissimo, per i quali siamo ‘obbligati’ a fare dettagliati resoconti clinici, che ne giustificano l’utilizzo direttamente all’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco). Tutto questo comporta, oltre all’impegno medico, anche un

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