presidenza della Repubblica alla Corte Costituzionale, e la sua pericolosa strategia sta contagiando l'intera società nazionale, divisa ormai tra le fazioni contrapposte dei berlusconiani e degli antiberlusconiani.
     Il Paese, in questo clima di guerriglia, non può certo sopportare il perpetuarsi di situazioni degenerate e compromesse, poiché è in gioco la credibilità politica di fronte agli altri paesi europei, i quali ci considerano venditori di indagini frivole, di vignette satiriche, di storie peccaminose e licenziose, che fanno divertire come e più di un fumetto. Il paradosso tutto italiano è facilmente spiegabile con la sospensione a tempo indeterminato di quel principio fondamentale che deve scindere il ruolo pubblico del politico dalla condizione di potenziale imputato dello stesso.
     Le principali forze politiche chiedono, con una certa ipocrisia, che il Premier si affidi alle sedi deputate per dirimere ogni contestazione e per cercare di confutare le molteplici tesi accusatorie, ma, ovviamente, è in atto solo un finto gioco delle parti dal momento che l’era Berlusconi è stata favorita da inerzie diffuse anche di quei Governi (D’Alema e Prodi) che poco o nulla hanno fatto per risolvere l’anomalia del conflitto di interessi, madre di tutti i peccati, nata nel 1994 con il Cavaliere e con Forza Italia.
     Oggi, ogni dibattito sull'uso sproporzionato delle intercettazioni, sulla difesa della privacy dei cittadini e sui rapporti dello Stato con la magistratura troverebbe sicuramente maggiore considerazione se colui che denuncia abusi sulla propria persona decidesse, comunque, di sottoporsi al processo replicando, con tutti i mezzi legali a disposizione, alle presunte ingerenze del potere giudiziario nella politica. Affidare, invece, agli stucchevoli dibattiti politici e alle conferenze stampa esternazioni macchinose e non certo assolutorie, trasformando gli stessi in improvvisate aule di Tribunale la cui Giuria non è nient’altro che quella televisiva, rimane un goffo esercizio di stile che attecchisce solo su una parte dell’opinione pubblica.
     Berlusconi, dopo la recente decisione del Gip di Milano sul “caso Ruby”, ennesima appendice giudiziaria in corso, dovrebbe invece valutare attentamente le possibili conseguenze per la funzione che ricopre.
     Come ogni libero cittadino il Premier può certo esprimere critiche verso l’operato di alcuni magistrati ma non può mettere alla gogna l’intera magistratura tacciandola di metodi da Germania dell’Est. Gli è consentito pure, in un sistema ipergarantista, di spingersi sino a denunciare l'esistenza di un disegno trasversale e subdolo nei suoi confronti, ma non gli è permesso rifiutare

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