aggiuntiva ad abbassarla. Solo nel pomeriggio, dopo una seconda dose, la mia pressione torna ad essere normale e solo verso sera, all’ora di cena, anche io sto meglio, non ho più mal di testa e la mia digestione è tornata normale. Ancora ignote le cause di questo innalzamento pressorio, forse la paura per l’istallazione del port? Mi dispiace molto per oggi perché ho dovuto dormire quasi tutto il giorno, ignorando il mio compagno, che mi ha raggiunto già alle 14:30 in ospedale e poi anche perché ho gettato via una giornata utile di lucidità mentale per poter fare tante cose mie.
     26 agosto 2010: che la guerra abbia inizio. Si inizia con l’operazione chirurgica di installazione del port. Si tratta di un serbatoio di titanio, un materiale ideale per le sue doti di inalterabilità ad opera di tessuti e acidi del nostro corpo, munito di accesso venoso, installato fisso sotto pelle. Esso permette di infondere liquidi nel corpo senza continuamente bucare le vene del braccio, nonché, avendo la vena utilizzata per il port una portata maggiore, non vi è il rischio di bruciare o rompere il tessuto venoso, con conseguenze piuttosto serie. Al serbatoio vi si accede ogni volta che si vuole tramite un ago carotante (chiamato ago di Gripper, dal nome dell’inventore) sottilissimo, senza alcun dolore.
     L’equipe medica che ha effettuato l’operazione con anestesia locale è stata veramente brava, soprattutto perché ha portato pazienza con me. Mi ha spiegato tutto, veramente tutto, anche perché io sono una curiosa, poi ha ascoltato la mia paura del dolore ed ha confermato che, in effetti, sono ipersensibile a livello cutaneo al dolore. Diciamo non solo cutaneo; ha dovuto aggiungere delle punture di anestesia nei punti più vicini al collo dove, ancora, riuscivo a sentire male se mi toccava. Per il resto l’operazione è andata bene, nessun dolore, mi sono anche divertita con loro, sono simpatici. La dottoressa ha dichiarato con fermezza che per me ci vuole il triplo di anestesia…
     Il mio compagno mi ha raggiunto presto in ospedale oggi, proprio perché ci sono tante cose da fare su di me. Lo incrocio appena torno in camera dall’operazione, ma, subito dopo, mi chiamano nella divisione oculistica. Si vogliono accertare che la crisi ipertensiva di ieri non abbia arrecato danni alla mia cornea. Può accadere infatti che una prolungata alta pressione generi delle uscite di sangue nel bulbo oculare o delle vere e proprie lesioni. Nel mio caso nessun danno.
     Altra tappa: in cardiologia. Mi hanno installato sul braccio un controllore della pressione da tenere per ventiquattro ore (test di Holter n.d.r.), logico monitorare la mia situazione dopo quanto accaduto ieri, anche se una delle dottoresse di Poggi sostiene che la paura può determinare queste crisi. Ogni 15 minuti mi

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