"Vorrei una rivoluzione culturale sull’Alzheimer, vorrei che emergesse «l’essere persona dell’Alzheimer», si possono fare tante cose insieme…"
di Antonella Fasolato
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Alle 13:00 di un normale giorno di giugno, in centro a Monza, camminare lungo il viale Cesare Battisti significa boccheggiare; per fortuna che, varcata la imponente soglia del Centro Geriatrico San Pietro, un bel parco alberato mitiga la calura solare. Qui, ci attende la dottoressa Mariella Zanetti, del Nucleo Alzheimer, per una intervista che significa, per Infobergamo.it, inserire un secondo tassello al tema che stiamo sviluppando quest’anno, la sindrome di Alzheimer, iniziato con l’intervento del dottor Vigorelli pubblicato nel mese di aprile 2012.
Dottoressa Zanetti, ci parli di lei e del suo percorso accademico
“Mi sono specializzata in geriatria all’Università di Milano, ho coordinato l’Unità di Valutazione Alzheimer del Policlinico per tre anni, ho partecipato ad un dottorato di ricerca in Fisiopatologia dell‘invecchiamento con una tesi sulla ‘Diagnosi precoce della demenza’; ad un certo punto ho deciso di cambiare il mio percorso totalmente. La mia idea è stata che dall’assistenza di tipo farmacologico formale alla persona si poteva fare molto di più con l’assistenza concreta sul campo, ho deciso di lavorare sulla ‘gestione non farmacologica’ della demenza e un Nucleo Alzheimer è la struttura più adatta.”
Ci parli della sua esperienza con l’Alzheimer
“Il malato di Alzheimer è soprattutto una persona, non puoi avere successo terapeutico o nella gestione se non ti rapporti con questi malati come con delle
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persone che hanno delle difficoltà cognitive e che quindi si esprimono in modo particolare o con difficoltà, ma rimangono soprattutto delle persone. Il fatto di lavorare con delle persone è la prima caratteristica del metodo che utilizziamo in questo nucleo; questo significa, prima di tutto, osservarle, conoscerle e stare con |
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