e robusti argomenti per affermare che l'autore dell'incendio era stato lui: esattamente come certi piromani di oggi, che bruciano i boschi sulle colline in riva al mare per spianare la via alle ruspe e ai progetti della speculazione edilizia, così Nerone aveva spazzato via mezza Roma per costruirsi la sua residenza personale!
     Di bocca in bocca, in mezzo al popolo, fulmineamente si diffuse il detto: “Roma è ormai una sola casa; migrate a Veio, o Quiriti, se questa casa non occuperà anche Veio!” Insomma, è davvero un clima perfetto per favorire la nascita di una congiura… ma Nerone, tra le altre cose, era un testardo. Dopo aver fatto trucidare Pisone e i suoi fedelissimi, volle realizzare fino in fondo il suo sogno delirante e in capo a tre anni la Domus Aurea dell'imperatore-Dio Sole arrivò a compimento, anche se poi il tiranno non ebbe molto tempo per godersi l'iperbolica dimora dove egli, con ineffabile modestia, diceva di poter finalmente “abitare come un uomo”, come se prima, nella cosiddetta Domus Transitoria, avesse abitato come una bestia! Nerone non chiarì mai la cosa. Nell'anno 68, infatti, il tiranno fu travolto da una ribellione militare e in una notte di giugno dovette abbandonare le sontuose stanze della nuovissima residenza imperiale sul Palatino, fuggire a cavallo verso la via Salaria e infine darsi la morte con le sue stesse mani tra le mura della modestissima casa di un suo fedele liberto, per non finire nelle grinfie dei suoi nemici assetati di vendetta.
     Come Nerone, anche la Domus Aurea non ebbe vita né facile né lunga: in meno di cinquant'anni l'ingombrante complesso architettonico, di cui la residenza sul Palatino era solo una piccola parte, scomparve dai colli e dalle valli tiberine, cancellato e sepolto da una serie interminabile di nuove realizzazioni urbanistiche, e perfino da nuovi incendi e calamità naturali. Nell'anno 80, per esempio, l'enorme lago artificiale che Nerone aveva fatto scavare al centro della valle, ai piedi del colle Oppio, fu fatto prosciugare e al suo posto furono scavate le fondamenta dell'Anfiteatro Flavio, più tardi denominato Colosseo per via della gigantesca statua di Nerone-Dio Sole, alta più di 35 metri, che il tiranno aveva fatto erigere nel vestibolo di un tempio sulla Velia e che, ai tempi di Adriano, era stato ricollocato appunto nei pressi dell'Anfiteatro Flavio. Il genio architettonico di Severo e Celere generò dunque le sue opere del tutto invano? No, perché un notevole frammento della Domus Aurea riuscì comunque a sopravvivere, miracolosamente inglobato nelle fondamenta delle Terme di Traiano: si tratta del Padiglione sul Colle Oppio, che pochi anni fa è stato finalmente aperto al pubblico al termine di una lunga stagione di scavi e di restauri eccezionali.
     Il Padiglione, interamente edificato in laterizio, doveva rappresentare certamente il culmine delle delizie e delle meraviglie della Domus Aurea. Era

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