corridoi immersi nella più tetra oscurità. Tuttavia, Minosse, non è ancora contento e per vendetta contro gli ateniesi, che nel frattempo gli hanno ucciso il figlio Androgeo, soggioga Atene con una guerra-lampo e le impone di inviare a Creta, ogni anno, un tributo di sette giovani maschi e sette femmine da offrire in sacrificio al Minotauro. Da Atene parte allora l'eroe Teseo, deciso a stroncare il mostro di Creta, ma giunto sull'isola conosce Arianna, figlia di Minosse, la quale di lui s'innamora e si rivolge a Dedalo per aiutare l'eroe a trovare il modo di orientarsi nel Labirinto. Dedalo le fornisce il fatidico gomitolo di filo e il resto della storia è ben noto…
     Fin qui dunque il mito, i cui sviluppi, intrecci e particolari sarebbero talmente lunghi e complessi da narrare che un libro intero non basterebbe ad esaurirli tutti. Quel che qui ci preme osservare, invece, è come la figura di Dedalo, con la sua ingegnosità e la sua astuzia, sia sempre risolutiva in tutte le varie fasi del mito greco-cretese. Il suo capolavoro, il Labirinto, fa di lui il simbolo e il padre di tutti gli architetti e gli ingegneri del mondo ed è proprio sul Labirinto che converrà spendere alcune parole in più, perché è di estremo interesse a questo punto confrontare i dati della storia e del mito con quelli attualmente deducibili dalla realtà concreta del complesso archeologico di Cnosso.
     La visita del più celebre dei palazzi minoici, situato su un'area di due ettari a cinque chilometri di distanza da Iraklion, capitale di Creta, può dare all'inizio non poche delusioni. Saltano agli occhi immediatamente le deliranti colonne di cemento intonacate di rosso e di nero, che Evans volle erigere per imitare le antiche colonne di legno di cipresso, che secondo lui reggevano le volte del palazzo, e per stupire i visitatori delle rovine con suggestivi “effetti speciali”. Com'è noto, l'archeologo inglese condusse gli scavi con l'ossessione della fretta, una sorta di ansia da prestazione (doveva opporre il suo genio britannico a quello germanico di Schliemann, scopritore di Troia e di Micene), che lo indusse a trascurare le più elementari regole della paziente indagine stratigrafica e a sognare di ridare un volto ben visibile al palazzo di Minosse, anche a costo di reinventarlo di sana pianta, dando corpo e colore materiali a una realtà virtuale quasi totalmente immaginaria.
     In secondo luogo, si rimane perplessi nel confrontare la morfologia del complesso palaziale con gli elementi del mito. Infatti, ci si chiede: il famoso labirinto, dov'è? Dove poteva essere? Il palazzo di Cnosso appare, come ben rilevano anche tutte le sue minuziose descrizioni, come un complesso centro di potere, al tempo stesso amministrativo e commerciale: cortili e sale di riunioni, abitazioni e locali di rappresentanza, magazzini, botteghe, laboratori, e ovunque disseminate le enormi giare dette “pithoi”, che contenevano olio, vino, grano e

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