Un altro interessante dato della ricerca evidenzia come in oltre la metà delle famiglie italiane, il 53,5% per l’esattezza, sono conservati libri lasciati in eredità, con tutta probabilità volumi tramandati dai genitori e dei nonni. Ciò dimostra, in fondo, quanto affermato in principio, cioè che i libri non possono essere considerati alla stregua di un bene di consumo, ma hanno un ben maggiore valore intrinseco: sono il segno più tangibile del patrimonio culturale della propria famiglia, in pratica. Infatti, solo il 17,8% degli italiani si disinteressa di ciò che accadrà ai loro libri quand’essi saranno passati a miglior vita, mentre l’82,2% spera che i propri eredi potranno godere, oltre che dei beni materiali, anche dei libri che verranno loro tramandati.
Insomma, avrete già capito come questi dati illuminino con estrema chiarezza l’importanza di possedere in casa una propria biblioteca personale e di conservare in bella vista sugli scaffali domestici libri possibilmente di valore. Abitudine che ahinoi non tutti hanno visto che più di una famiglia italiana su dieci, il 10,1%, afferma di non possedere libri in casa! D’altro canto, il vantare a casa propria una ben fornita libreria potrebbe sembrare un qualcosa che contrasta con l’altro ambito di conservazione editoriale-letteraria a nostra disposizione, cioè le biblioteche pubbliche, della cui fondamentale importanza ho già disquisito qui, nel numero 104 di gennaio 2013. E invece non è così, anzi, avviene il fenomeno contrario: la ricerca del Censis rivela che quando si recano in biblioteca e vi osservano i libri conservati e disponibili, soprattutto se di pregio, 5 italiani su 10 coltivano il desiderio che alcuni di quei libri possano andare ad arricchire la loro biblioteca domestica, non perché si ami tenere in casa tanti libri, non si possa restare assidui frequentatori di biblioteche! Semmai, appunto, frequentarle rappresenta un ulteriore ottimo stimolo verso la passione per i libri e la lettura, nonché, con quel coltivato desiderio di possesso dei volumi più belli prima citato, un vitale incentivo pure per l’asfittico mercato editoriale nostrano!
Facciamo un passo in più verso il punto della questione. Possedere una buona biblioteca domestica è certamente motivo di vanto e segno di preziosa verve culturale ed intellettuale; ma perché può rappresentare anche una potenziale e notevole inversione di rotta per lo stato e la salvaguardia della lettura, attuabile senza alcuno sforzo? A tale domanda risponde un’altra ricerca con cadenza annuale, in questo caso firmata ISTAT e pubblicata lo scorso maggio 2012 (usualmente in concomitanza con il Salone del Libro di Torino, il più importante evento nazionale del settore, come saprete) dal titolo “La produzione e la lettura di libri in Italia”. Da essa si può evincere un dato estremamente interessante e significativo, cioè che la propensione alla lettura è palesemente legata alle