proprie possibilità e dei propri ideali, facilmente vedrà il proprio destino inevitabilmente segnato.
Ci sarebbero a tal punto da evidenziare le solite circostanze: l’Italia è un paese sempre meno attento alla cultura e nella quale proprio non gli riesce di credere (paradossale, lo sapete bene, per quanta cultura d’ogni genere invece possieda il nostro Paese!), la cui popolazione acquista e legge sempre meno libri anche perché, in questi tempi di crisi economica diffusa, non concepisce il libro come un acquisto “utile”, ma come un oggetto superfluo e quindi eliminabile dalla lista spese quotidiana. Ma non si può non evidenziare pure come tale situazione è anche conseguenza delle “strategie” di mercato di quegli stessi grandi gruppi editoriali, proprietari spesso delle catene la cui invadenza commerciale soffoca le librerie indipendenti, e di come abbiano trasformato la propria attività editoriale, autentico presidio culturale per la società, in una mera produzione industriale, pubblicando sempre più spesso volumi di qualità letteraria scarsissima, ma facilmente vendibili ad un pubblico sempre meno attento e preparato alla “buona” letteratura, in perfetta ottica consumistica contemporanea, ma anche di questa realtà ho già disquisito in articoli precedenti, qui su Infobergamo.it.
Tornando alla suddetta situazione delle librerie milanesi, il fatto che anche in una grande città come Milano, ovvero in un così grande bacino d’utenza potenziale, nemmeno una libreria indipendente riesca a stare in piedi, nel caso di Hoepli, non certo piccola, visto che è invece la più grande del capoluogo lombardo, è con tutta evidenza una realtà sintomatica. La metropoli milanese è un campione statistico e sociologico assai rilevante, in grado di rivelare oggettività e tendenze che sono lo specchio, più grande e visibile, di analoghe situazioni presenti nei centri più piccoli, per le quali purtroppo la stampa e i media si dimostrano molto meno sensibili, e ancor meno lo è, spesso, la politica locale. Vediamo dunque com’è la situazione a Bergamo e nella bergamasca, zona nella quale, peraltro, l’attenzione nei confronti dei libri e della lettura è migliore che altrove, come ho dimostrato nello scorso numero di Infobergamo.it con l’articolo dedicato alla rete bibliotecaria provinciale.
Bene – anzi, male! – anche a Bergamo l’estinzione delle librerie indipendenti ha già raggiunto uno stato avanzato e assolutamente preoccupante. Il dato generale che subito balza all’occhio è tremendo: vent’anni fa in città e provincia c’erano circa 500 librerie, oggi ne sono rimaste poco più d’un centinaio e molte di queste faticano a stare aperte al punto da aver dovuto diversificare la propria
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